Il Friuli premia Franco, una Vita per la bici

Lunedì a Palmanova tributo per l’autista dei ct Martini e Ballerini: 10 Mondiali vinti

UDINE. Il ciclismo è fatica, leggenda. Storia, mito, vittorie, sconfitte. Il ciclismo è anche Vita. Con la “V” maiuscola come Franco, per tutti Franchino.

Quasi 84 anni, pisano, lunedì sera al teatro Modena di Palmanova da Enzo Cainero, patron daella tappa friulana del Giro, davanti a un teatro gremito per abbeverarsi della storia del ciclismo a due mesi dalla tappa friulana della cosa rosa, riceverà un riconoscimento alla carriera.

E con Cainero, idealmente, saliranno su quel palco tutti gli appassionati delle due ruote e non. Perché il cognome di Franchino parla da solo. Vita sta per una vita al seguito del ciclismo, commissari tecnici azzurri. Come autista, ma non solo.

Vita, dunque, è la storia del ciclismo. Prima testimone degli anni di Coppi e Bartali da appassionato, poi collaboratore di Alfredo Martini sull’ammiraglia della Bianchi (nel 1971 vinse il Giro d’Italia con lo svedese Gosta Petterson) poi su quella dell’Italia: con Martini, tre anni con Antonio Fusi, poi con Franco Ballerini. E ancora Paolo Bettini. E a 80 anni suonati ogni tanto ora guida pure l’ammiraglia di Davide Cassani. «Ogni tanto - dice - quando Davide ha bisogno ci sono».

Vita, ma lei quanti Mondiali ha seguito?

«Quarantatre su strada, ma anche tre di ciclocross perché per un certo periodo Alfredo fu anche il ct della nazionale del cross».

Chi era per lei Martini?

«Un fratello, un grande uomo. Per oltre 40 anni abbiamo seguito il grande ciclismo».

Che ciclismo era?

«Decisamente un altro ciclismo».

Le piace?

«Non tanto. E non sarebbe piaciuto nemmeno ad Alfredo. Il motivo? È semplice, vi ricordate qualche anno fa la vigilia delle corse? La punzonatura era un momento solenne con i coridori che firmavano autografi, posavano per le foto. Si creava un’alchimia tra atleta e pubblico...».

Ora?

«I corridori arrivano con i pullmann prima della partenza delle corse e restano chiusi lì dentro. Escono solo pochi minuti prima del via, corrono al foglio firma e poi partono. Che modo di vivere questo sport è questo? No, così non va. Il ciclismo è uno sport che senza il contatto con la gente muore. Finita la corsa ora scappano via...si chiudono di nuovo nel bus».

Sabato sera alla Tirreno-Adriatico hanno annullato la tappa di montagna di domenica per neve. Sono scoppiate le polemiche perchè poi la neve non è caduta...

«Ricordo una tappa del Giro d’Italia 1969: io e Alfredo eravamo in ammiraglia, fuori i corridori corsero tutto il giorno con 80 centimetri di neve. Il ciclismo è anche questo. Ricordate la tappa vinta da Nibali al Giro 2013 sulle Tre Cime di Lavaredo sotto la bufera? È giusto pensare alla sicurezza degli atleti, ma il ciclismo è anche sofferenza, fatica. Io avrei aspettato almeno domenica mattina per annullare la tappa».

Vita, ha tenuto il conto dei Mondiali “corsi”. E quelli vinti?

«Dieci».

Il più bello?

«Impossibile, tutti sono belli. Moser a San Cristobal, la fucilata di Saronni a Goodwood...».

Impossibile, ce ne sarà qualcuno più “pesante”...

«Beh, il bis di Gianni Bugno nel 1992 a Benidorm in volata su Jalabert, quando nessuno avrebbe scommesso una lira sul bis del campione monzese. E poi...».

Vede che abbiamo fatto bene a insistere...

«Paolino...il bis di Paolo Bettini a Stoccarda. Quell’anno l’avevano criticato, lui rispose da campione quale era. Che personaggio Bettini, con lui ho passato anni magnifici, un grande corridore da corse in linea, uno tra i più grandi, ma soprattutto una persona dall’umanità incredibile. Quale campione decide di correre un Mondiale in seconda fila come lui ha fatto a Varese nel 2008 spianando la strada al trionfo di Alessandro Ballan?».

C’era ad Atene nel 2004 al trionfo olimpico?

«Certo, in auto con Franco».

Vita, per Ballerini lei era un secondo padre...

«E per me un figlio...Il degno successore di Alfredo Martini. Stavo andando a prendere proprio Alfredo per portarlo a una premiazione quando quel maledetto 7 febbraio 2010 toccò a me prima dirgli che il suo Ballero aveva avuto un incidente e, poi, che se n’era andato».

Un ricordo di Ballerini...

«Ero in “ammiraglia” a inizio agosto 2004 quando lui, Guidolin e Cassani scoprirono in bicicletta lo Zoncolan...».

Lei è pisano, la premiano in Friuli...

«Perchè c’è un altro fratello là: Enzo Cainero. Un grande uomo di sport, una persona straordinaria. Quando vengo in Friuli mi sento a casa: per me è un’altra Toscana».

Vita, suvvia: per chi fa il tifo lei?

«Alfredo mi ha insegnato una cosa: mai fare il tifo per qualche corridore...però come si fa a non fare il tifo per due grandi corridori e grandi persone come Vincenzo Nibali e Fabio Aru?».

Il prossimo Mondiale a quando?

«Povero Cassani, dovrà aspettare a lungo, ci mancano i corridori per le corse d’un giorno».

Troppo facile chiudere con un “finchè c’è Vita c’è speranza”.

@simeoli1972

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