I raccattapalle: divertimento o lavoro?

UDINE. Il Bari Primavera si è visto ribaltare una vittoria in un secco 3-0 a tavolino perché i propri raccattapalle avevano ritardato la restituzione dei palloni, qualche giorno fa l’Udinese è stata multata per lo stesso motivo. Due episodi che hanno fatto riflettere il consulente del lavoro Simone Tutino, che si è posto il problema di come venga “gestito, inquadrato e disciplinato” quello lui definisce un “lavoro minorile” sui campi della serie A di calcio, come in quelli di basket, dove i ragazzi asciugano il parquet dal sudore dei giocatori dopo le cadute. Tutino ha quindi scritto una lettera al Ministero del Lavoro, che con una nota ha risposto specificando che per i raccattapalle non si può parlare di un vero e proprio rapporto di lavoro, essendo svolto da pulcini o allievi della medesima squadra di calcio. Una risposta che non ha soddisfatto, però, il consulente del lavoro. «Ora sollevo un’altra questione: lo sappiamo sempre che i ragazzi a bordo campo appartengano al settore giovanile della prima squadra - si chiede il consulente -? A volte ci sono società ad hoc a cui le squadre affidano la gestione del settore e potremmo essere davanti a partite iva diverse. Io ritengo che siamo di fronte a una vera e propria mansione, che all’estero è stata bene e giustamente disciplinata, in particolar modo nel tennis». «Inoltre - aggiunge Tutino -, il campionato di serie A molte volte disputa partite serali, con fischio finale alle 22.30 o 22.45, e quindi in orario considerato notturno nel mondo del lavoro. Su questo aspetto il Ministero non ha risposto, e il mio studio ha avanzato un’ulteriore nota». E poi c’è l’aspetto della vigilanza e della sicurezza. «Il Ministero sostiene che la competenza per questo sia del Cpvlps (la commissione di vigilanza) presso la Prefettura. Vorrei che ne fosse interessata. Ho visto personalmente bambini lavorare sotto la pioggia, senza scarpe antinfortunistiche antiscivolo o caschi per la protezione del capo da eventuali pallonate o da oggetti che possono piovere dagli spalti. Li ho visti anche scavalcare i cartelloni pubblicitari elettronici, che saranno dotati di corrente elettrica e cavi…». «Il mio intervento - precisa Tutino - non ha l’intenzione di far svanire il sogno e il piacere di un ragazzo di poter essere presente a eventi sportivi in questa forma, ma vorrei la materia fosse disciplinata in maniera corretta a tutela dei bambini, essendo io stesso genitore. E poi, è stata fornita loro la giusta formazione sui compiti che vanno a svolgere? Concludo con una riflessione sulle recenti sanzioni alle società di calcio: mi pare di ricordare che in Italia esiste il perdono giudiziale qualora i minori commettano qualche illecito di altro tipo, e non comprendo come si possa sanzionare il comportamento di un ragazzino se quello che compie non è un lavoro».
Simonetta D’Este
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