I 50 anni di Valerio Bertotto: auguri capitano

Domenica compleanno speciale per l’ex difensore che ha indossato per 13 anni la maglia dell’Udinese. Nella storia del club bianconero è il secondo per presenze dietro a Totò Di Natale: 445 contro 406

Massimo Meroi

Cinquanta é un numero importante. È tondo, ma soprattutto, nella vita di un uomo significa mezzo secolo di vita, il che fa effetto. Domenica, giornata di campionato, Valerio Bertotto compie cinquant’anni.

Non è un traguardo banale, per lui innanzitutto, ma anche per tutti i tifosi dell’Udinese che per tredici anni lo hanno visto in campo con la maglia bianconera.

Valerio arrivò giovanissimo in Friuli nell’estate del 1993. Nelle tre precedenti stagioni aveva giocato nell’Alessandria dove aveva esordito giovanissimo in serie C.

Poi l’improvviso doppio salto nella massima serie che l’Udinese aveva difeso nello spareggio-salvezza a Bologna contro il Brescia.

«Vidi quella partita davanti alla tv e feci un tifo sfrenato per la mia futura squadra, giocare in A avrebbe avuto tutto un altro sapore rispetto alla B», ha raccontato in più occasioni.

Sulla panchina dell’Udinese trova un certo Azeglio Vicini che tre anni prima era il ct della Nazionale a Italia ’90.

Alla seconda giornata l’esordio a Cagliari dove i bianconeri vincono 2-1. Il primo gol arriva all’inizio del ritorno al Tardini di Parma ed è una rete da tre punti.

L’Udinese retrocede, ma ha una squadra per risalire subito. Valerio non è protagonista di quella scalata: il 27 novembre a Venezia si rompe il legamento del ginocchio, tornerà in tempo giusto per raccogliere un paio di presenze.

L’anno dopo c’è Zaccheroni in panchina, Valerio fa il terzino destro nel 4-4-2, poi quando nascerà la mitica squadra del 3-4-3, inizialmente si giocherà il posto con Gargo. Quando tra l’estate del ’99 e il gennaio del 2000 lasciano il Friuli prima Calori e poi Poggi, Bertotto diventa il capitano.

L’undici dicembre del 2001 il ginocchio fa nuovamente crac: è nel giro della Nazionale dove raccoglierà quattro presenze, torna in campo a tempo di record (14 aprile, Verona-Udinese 1-0) ma perde il treno per il Mondiale nippo-coreano.

Il meglio di sé lo dà sotto la gestione di Luciano Spalletti nel triennio 2002-2005. È il leader riconosciuto di quella squadra.

Nel preliminare di Champions League con lo Sporting Lisbona, si procura una ferita alla testa ma rimane in campo con un vistoso turbante. E sette giorni dopo sarà al suo posto nella gara di ritorno che vale la qualificazione alla massima competizione europea. Con il Barcellona se la vede un po’ con Ronaldinho, un po’ con l’astro nascente Messi, flash indimenticabili del suo album personale.

La sconfitta al Friuli col Barça, quando sarebbe bastato un pari per approdare agli ottavi, è la più grande delusione della sua carriera. Salta Cosmi e arriva Galeone che passa alla difesa a quattro e lo mette un po’ ai margini.

Nell’estate del 2006 Pozzo lo lascia libero di scegliersi squadra. Giocherà due anni al Siena e pochi mesi al Venezia. Appende le scarpette al chiodo nel 2009 e in quel momento è il giocatore che ha indossato più volte nella storia la maglia dell’Udinese (406 e 7 gol).

Per superarlo bisognerà attendere quel fenomeno di Totò Di Natale (445) con il quale ha condiviso due stagioni in bianconero.

Udine e il Friuli gli sono rimasti talmente dentro che Bertotto, radici piemontesi, ha continuato a vivere qui. Gli vogliono tutti bene, alle cene dei club continua a essere invitato e lui risponde presente. E allora 50 volte auguri, capitano.

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