Gracis su Apu-Treviso: «Partita importante ma non decisiva»
Per il ds di Udine è un derby: «Nella Marca anni molto belli, avverto la tensione per un match contro una diretta concorrente»

Certi amori non si dimenticano. Domenica a Udine arriva Treviso, e per il direttore sportivo dell’Apu Andrea Gracis si riapre un album ricco di ricordi e canestri. Per nove anni è stato dirigente della società della Marca, senza contare il lungo periodo da giocatore dell’epoca Benetton, quindi questo derby triveneto per lui è una partita speciale.
Gracis, che emozioni prova a poche ore da questa sfida?
«Assaporo già il piacere di rivedere tanti amici con cui ho trascorso nove anni molto belli, in cui non sono mancate le soddisfazioni e qualche sofferenza. Avverto anche la tensione per una partita importante, sia per noi dell’Apu che per loro».
A proposito di amici, in settimana Ricky Pittis è tornato nel cda di Treviso Basket. Pensieri?
«Ci conosciamo da una vita, siamo stati compagni di squadra e di camera. Ricky è stato un grandissimo giocatore. Il fatto che sia tornato in società a Treviso non deve sorprendere, la cosa strana era che si fosse allontanato. Io so che il suo amore per la pallacanestro non si è mai sopito: è stato fra i primi ad attivarsi per salvare il basket a Treviso».
La partita di domenica non è ancora decisiva, ma chi la perde è nei guai. Concorda?
«Sì, non sarebbe salutare perdere contro una diretta concorrente per la salvezza. Vincere sarebbe un bel colpo, anche se il torneo è ancora lungo. Mettiamola così: importante sì, decisiva no».
Quali sono i giocatori più pericolosi di Treviso?
«Weber, che è in crescita, ma anche Olisevicius e Abdur-Rahkman. Attenzione, troviamo una squadra motivata e rinvigorita dalla vittoria su Cantù».
La sconfitta di Trapani, la prima con uno scarto pesante, ha lasciato scorie all’Apu?
«No. È stata una gara particolare, in un clima emotivo surreale. In una situazione normale loro sarebbero Golia e noi Davide, domenica scorsa invece si sono ribaltati i ruoli e loro sono passati per eroi. Abbiamo preso atto e archiviato in fretta».
Brewton e Dawkins, inutile girarci attorno, non rendono. Abbaglio di mercato, ambientamento difficile o cos’altro?
«A volte è un mix di fattori. I giocatori li conosci veramente solo allenandoli. Entrambi hanno fatto vedere ottime cose: Brewton all’inizio giocava bene, ora è in un loop negativo. Dobbiamo considerare che ha solo un anno d’esperienza in Europa e che in Lituania aveva sorpreso per la facilità d’inserimento. Altrettanto dicasi per Dawkins, che all’inizio aveva dimostrato le sue doti di atletismo e tecnica e ora fatica».
Avete l’ultimo attacco della serie A: basta Christon per rivitalizzarlo?
«Devo ribadire che nei piani doveva giocare insieme a Hickey, e sono convinto si sarebbero sposati bene per le qualità da realizzatore di Tony. Per adesso siamo così, sarà dura trovare un altro Hickey, ma la ricerca continua».
Cosa troveranno i tifosi dell’Apu sotto l’albero? Due punti, un nuovo Usa o tutt’e due le cose?
«L’unica cosa che possiamo promettere è che la squadra darà tutto in campo come sempre, dimostrando l’attaccamento alla maglia di Udine. Se questo impegno ci porterà alla vittoria, ancora meglio».
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