Giro d’Italia, tra Gorizia e Slovenia una tappa da Mondiale

GORIZIA. Non accadeva da vent’anni. Gorizia, il Collio, la Slovenia protagoniste di una tappa del Giro d’Italia. Riaccadrà domenica 23 maggio nella Grado-Gorizia, 15ª tappa della corsa rosa 2021.
E anche in Slovenia, terra di sport e dei ciclisti del momento, cresce l’attesa. Rok Lozej, dirigente della Federciclismo slovena e consulente del Comune di Gorizia per la frazione è un concentrato di entusiasmo. E di notizie. «Senza la pandemia quel giorno avremmo avuto mezza Slovenia sul percorso».
Dopo vent’anni torna il Giro: che importanza ha per la storia di queste regioni?
«Dopo la Bibione-Kranj nel 1994 e la Bled Gorizia nel 2001 ecco un’altra prova di una connessione ancora più solida senza i confini. Il Giro, come la candidatura di Gorizia capitale europea della cultura 2025, rappresenta una buona opportunità per la rinascita di questo territorio verso una maggiore unità».
I ciclisti dove fino a trent’anni fa c’erano il filo spinato e i muri...
«Forse questo evento in modo simbolico tocca maggiormente le generazioni di una certa età, coloro che hanno vissuto un confine fisico tra le due nazioni. Le generazioni di oggi guardano al confine aperto e allo scambio tra culture diverse come un qualcosa di quotidiano. Ma di sicuro questo sarà un grande evento per l’intero territorio e una prova inconfutabile di questa unione».
E il rapporto con Enzo Cainero e gli organizzatori italiani sembra ottimo...
«Genuino, tra vecchi appassionati di ciclismo. È stato poi mister Edy Reja a proporre l’idea al vicesindaco di Nova Gorica, Simon Rosič. Nel 2019 in città abbiamo ospitato la partenza di una tappa del Giro di Slovenia, il 12 giugno sul Montesanto sopra Nova Gorica, ospiteremo il traguardo della tappa regina, con una parte della frazione che attraverserà Gorizia. Puntiamo sul grande ciclismo per promuovere il territorio».
Il circuito della tappa sembra degno d’un Campionato del Mondo. Organizzarlo è un’utopia?
«No, anzi. Rappresenterebbe un grande atto simbolico e porterebbe con sé un grande messaggio. Il circuito è perfetto. Tuttavia si tratta di un organizzazione dalle dimensioni importanti, ma accogliamo con piacere le sfide perché siamo determinati e abbastanza audaci per prendere posto nel grande panorama del ciclismo internazionale».
Come immagina la giornata del 23 maggio? I contagi di coronavirus sono ancora alti, c’è la speranza di avere il pubblico sulle strade?
«Immagino una giornata soleggiata e strade piene di tifosi. Vaccini e stagione calda potrebbero attenuare la morsa del virus. Stiamo lavorando per organizzare una giornata perfetta per i tifosi. Dato il boom del ciclismo possiamo tranquillamente sostenere che in condizioni di normalità avremmo avuto lungo il percorso metà Slovenia. Ora dovremo adeguarci alla situazione sanitaria che avremo in quel momento».
Pogacar e Roglic faranno il Tour, su quale corridore sloveno puntate?
«Ho parlato con Jan Tratnik della Bahrain, vincitore in ottobre della tappa di San Daniele: ci sarà, è di Idria, distante soli 60 km da Nova Gorica. Inoltre, ha gareggiato nella categoria giovanile del club ciclistico di Nova Gorica. Nel 2008 ottenne la prima vittoria alla Coppa Montes».
Pogacar e Roglic primo e secondo al Tour 2020: ci credete? E da giovani hanno corso tanto in Friuli.
«Ancora adesso crediamo di sognare. Sono un grande stimolo per i nostri giovani e se sono diventati delle star lo devono anche alle corse in Friuli cui hanno partecipato. È bello correre da voi e ci sentiamo ben accetti e ben accolti».
La Slovenia ha due milioni di abitanti, solo il doppio del Friuli: Doncic, Dragic, Maze, i campioni di sci, Handanovic, Oblak, Ilicic, Mohoric, Pocgacar, Roglic: ci svela il segreto di questo successo mondiale?
«Siamo una piccola nazione e abbiamo sempre bisogno di dimostrare al mondo il nostro valore. Siamo grandi lavoratori e da quando il primo ha vinto si è scatenata una reazione a catena fatta di grandi successi». —
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