Gasparotto adesso fa il cacciatore di talenti «Così sono tornato alle origini del ciclismo»

l’intervista
«L’altro giorno ho visto il corridore etiope cercare di capire come si fanno le ripetute in allenamento e poi farle alla grande. Oppure i ragazzi che arrivano da tre continenti diversi in ritiro cucinare i pancake divertendosi un sacco: sto riscoprendo il ciclismo delle origini e sono davvero felice».
Eccolo il nuovo Enrico Gasparotto. Nemmeno due mesi fa ha deciso, a 38 anni, due Amstel Gold Race un tricolore e tanto altro in bacheca, di appendere la bici al chiodo, adesso il casarsese è già in pista: va a caccia di talenti. Assieme alla moglie Anna. E non è finita qui, in maggio tornerà in Friuli col Giro d’Italia, stavolta però su una moto anziché in bici.
Enrico da dove partiamo?
«Dalla Provenza. Ritiro pre-stagionale della Nippo Provence, la squadra development della formazione Pro Tour EF Education-Nippo, quella di Rigoberto Uran e Alberto Bettiol. Un team con matrice svizzera diretto da Marcello Albasini, un maestro per me. È padre di Michael, il corridore appena ritiratosi. L’obiettivo è lanciare giovani di talento provenienti da Etiopia, Svizzera, Polonia, Giappone, Francia, Norvegia e Russia».
Una babele...
«Carica di talento. Dietro c’è Robby Hunter, manager della ProTuchGlobal, società che cura gli interessi di diversi corridori e organizza anche il Giro di Svizzera, in cui lavora da anni anche mia moglie Anna Moska».
Insomma, lavora con sua moglie. Com’è?
«Bellissimo. Ho corso 16 anni, sempre in giro per il mondo, ci siamo visti poco, ora sempre grazie al ciclismo, la nostra passione, recuperiamo...col lavoro».
Cosa vuol dire fare il tecnico di una squadra Continental?
«Fare di tutto. C’è un abisso con l’organizzazione dei team Pro Tour, dove ai corridori non viene fatto mancare nulla. In ritiro ho preparto i panini per l’allenamento, rassettato dopo la cena, studiato sulle mappe il percorso di allenamenti. È meraviglioso».
E dare consigli...
«È la cosa più bella. I ragazzi mi colpiscono: sono delle spugne, imparano tutto e rapidamente».
La nuova generazione di giovani nel 2020 ha fatto faville. Si ripeterà?
«Sì, corridori come Hirschi, Geoghegan-Hart, Alaphilippe continueranno ad andare forte, ma se ci sarà una stagione meno condizionata dal Covid vedrete anche che i corridori della mia generazione, quellaguidata da Nibali per intenderci, andranno ancora forte».
Come sarà il 2021 ancora condizionato dalla pandemia?
«Durissimo, le gare continuano a saltare. Credo che il calendario Pro Tour sarà rispettato, per le altre competizione sarà dura. Lavorare così, specie per le piccole squadre, è molto complicato. Non ci sono corse».
Obiettivo?
«Uno ve lo svelo: ho già avviato i contatti col mio amico Cristian Murro che organizza il Giro del Friuli under 23: potremmo venire a correre anche noi. E magari dare del filo da torcere al Team Friuli di Roberto Bressan. Il “nostro” Szymon Tracz arrivò secondo un anno fa a San Daniele. Di sicuro comunque in maggio tornerò in Friuli».
Per la sagra del vino di Casarsa?
«Anche, ma farò parte dello staff Rcs al Giro d’Italia. Sarò, anche grazie ai buoni uffici dell’amico Enzo Cainero, uno dei regolatori, le moto che precedono i gruppi di corridori. Mi godrò il passaggio a casa mia senza fare fatica».
Non le manca la bici?
«Non ci salgo dalla Vuelta di Spagna. Un paio di giri in mtb a casa a Lugano e tanto scialpinismo, un paradiso. A casa non ho nemmeno una bici da corsa...Per ora». —
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