Galanda: all'Apu serve tempo
«I giocatori ci sono. Per creare un sistema di gioco c’è bisogno di uno o due anni»

L’Apu ha bisogno di tempo. Parola dell’udinese doc Giacomo Galanda, che domenica era in parterre al PalaCarrara di Pistoia per seguire da vicino la sfida fra i bianconeri e i primi della classe.
Il campione d’Europa 1999, oltre a essere consigliere Fip ricopre il ruolo di project manager e brand ambassador di Giorgio Tesi Group, main sponsor della squadra toscana. A lui il compito di tastare il polso all’Old Wild West dopo l’ottavo stop in campionato.
Galanda, domenica non c’è stata storia. Troppo forte Pistoia o troppo arrendevole Udine?
«Nessuna delle due, a mio avviso. La partita si è chiusa nel primo quarto, Pistoia l’ha impostata nel modo giusto. Udine aveva l’idea di rallentare il ritmo e giocare vicino a canestro, la squadra di Brienza l’ha aggredita e portato la sfida sui binari a lei più congeniali: gioco veloce, di sistema, e difesa aggressiva. Va detto che l’Apu era senza i due americani, però con il roster che ha poteva impensierire di più i padroni di casa».
Infortunati a parte, cosa manca a questa Apu?
«La squadra ha singoli giocatori molto forti che cercano soluzioni in un sistema che va reso più fluido. La differenza più eclatante con Pistoia è stato il movimento di palla: toscani più veloci, Udine macchinosa e con poca fiducia. Sia chiaro, il sistema non si crea dall’oggi al domani e non c’è da dare la colpa all’uno o all’altro. È solo una questione di tempo. Pistoia, infatti, sta raccogliendo adesso i frutti di un lavoro impostato da Brienza un anno e mezzo fa».
Dove interverrebbe nel roster bianconero attuale?
«Prima di tutto valuterei le condizioni fisiche dei giocatori, che non conosco. L’Apu è una squadra lunga e talento ne ha parecchio. Sono già state fatte delle operazioni, ma il gioco non è cambiato molto. La chiave andrebbe trovata all’interno, perché è difficile che le dinamiche cambino con uno o due innesti».
A suo avviso Finetti è pronto per fare l’head coach o è ancora acerbo?
«Lo conosco poco, ma per come si sta rapportando dico che ha lavorato bene: ha fatto gavetta, è cresciuto a Siena e gli si è presentata un’occasione a cui non si può dire no. È in ballo e bisogna ballare. La situazione da gestire è complicata, anche perché ha preso il posto del suo capo allenatore esonerato, quindi non porta una grande novità nel gruppo. La stagione è ancora lunga, ci sono tante partite da giocare. Non si possono dare giudizi a breve termine, come ho già detto servono due anni per creare un sistema di gioco».
Gentile può essere il salvatore della patria per Udine?
«Neanche Michael Jordan lo era. Ale è un ragazzo che ha vissuto momenti difficili ma può dare tanto. Ha un talento fisico e mentale incredibile, però deve essere supportato dai compagni. Il punto è che avrà sempre gli occhi puntati addosso e deve conviverci, trasformandolo in un plus anziché in un problema».
Crede che l’Apu possa ancora inserirsi nel discorso promozione?
«Assolutamente sì. Bisogna far scattare una molla. Partirà indietro nel ranking, però i play-off danno a tutti la possibilità di salire in A. Non aver nulla da perdere nella post season può far scattare quella molla, sta a loro crederci. I giocatori esperti e potenzialmente dominanti sono tanti: Monaldi, Cusin, Gaspardo, Antonutti».
Chiudiamo con un pensiero a Cividale. La Gesteco è la rivelazione del campionato?
«Sì e sono molto contento. Ultimamente è stata sfortunata coi tiri di tabella, ma in stagione ha fatto più del dovuto. Avere due squadre friulane in A2 è stimolante, siamo terra di basket».
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