Fenomeno Paulo Azzi: la forza della fede contro la “saudade”

PORDENONE. Arriva dallo stato di San Paolo, lo stesso del suo predecessore (in termini di nazionalità), cioè Caio De Cenco. Ha altre movenze, rispetto all’altro brasiliano, ma ha ugualmente la forza di lasciare il segno nella stagione del Pordenone.
L’uomo del giorno in casa neroverde è Paulo Azzi, attaccante, classe ’94, che in due partite ha contribuito in maniera determinante a cambiare il risultato della squadra. Col Gubbio si è procurato il rigore dell’1-1, col Forlì ha servito l’assist per l’1-0 e avviato il 2-0.
Movenze da predestinato, le sue. Ma chi è, veramente, Azzi? «Un ragazzo buono, generoso e allegro», lo definisce così il suo scopritore e procuratore, Marco Petrin; in più, una persona molto religiosa.
Paulo è un atleta di Cristo, è devoto alla chiesa evangelista e nella fede trova la sua forza.
L’arrivo in Italia. Scavando nella storia del giocatore sudamiercano si scopre che è nato a Bragança Paulista, nel 1994. Comincia a giocare tardi, rispetto a molti, cioè all’età di 10 anni, e lo fa nel ruolo di attaccante.
Firma il suo primo contratto da professionista nel Paulista, a 20 anni, quando lo nota l’emissario brasiliano di un agente italiano, Marco Petrin.
«Mi segnala questo ragazzo, che ha grandi doti atletiche – afferma il procuratore padovano –. Vado a vederlo dal vivo e rimango impressionato: lo porto in Italia».
Dove? Al Cittadella, dove arriva nel 2014, in prestito. «Doveva essere inizialmente aggregato con la Primavera – spiega Petrin – ma visto il suo valore si è subito allenato con la prima squadra».
Con cui gioca poche partite, ma una di queste è devastante: gol e assist nel derby col Padova. E’ nata una stella.
L’esplosione. Il Cittadella decide però di non riscattarlo e così Azzi torna in Brasile, alla Tombense. Rientra in Italia poco dopo, lo scorso anno a Padova: sostiene una parte della preparazione ma viene scartato.
Quindi firma a Spezia, poi a Pavia: un anno tra B e Lega Pro, poche presenze.
«Il Pordenone – afferma Petrin – l’aveva già cercato lo scorso gennaio. Ho convinto Paulo a firmare per i neroverdi pochi mesi fa. Perché solo un allenatore può fargli fare il salto di qualità, ed è Bruno Tedino».
I due si conoscono, l’agente aveva già portato in Italia e affidato alle mani del tecnico Reginaldo e Barreto. Prima ancora Petrin aveva scoperto Inacio Pià ed Eriberto (poi Luciano).
«Ha qualità importanti – spiega – speriamo sia la sua stagione. Ha già dimostrato qualcosa, deve continuare».
La fede. E’ l’aspetto fondamentale della vita di Azzi. Essendo lontano da casa, il brasiliano trova la sua forza nella preghiera. Frequenta la chiesa evangelista e lo fa anche a Pordenone, dove ha già trovato degli amici.
È così che combatte anche la nostalgia da casa, la “saudade”, che colpisce tutti gli atleti brasiliani: con la fede si sosterrà sino al prossimo giugno, quando è fissato il suo rientro in Brasile.
Non tornerà a casa a Natale, rimarrà a Pordenone. Perché è determinato nel raggiungere il suo obiettivo: sfondare nel calcio che conta in Italia.
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