Federico Di Prampero, talento e ambizioni sulle orme del padre

PORDENONE. Il talento l’ha preso dal padre Stefano, uno dei giocatori più forti mai usciti dal vivaio cittadino. E sta bruciando le tappe per superarlo. Stiamo parlando di Federico Di Prampero, classe 1995, prodotto del vivaio del Nuovo Basket, nazionale azzurro, giocatore del Casale Monferrato di Lega Gold, la vecchia A2 per intenderci, dove era nei dieci, oltre a disputare il campionato Dng.
Soddisfatto della tua stagione?
«Direi di si. Anche se da fuori può essere sembrata una stagione non positiva per il poco minutaggio, in realtà durante l'anno ho avuto una crescita esponenziale sia a livello tecnico ma soprattutto psicologico, che mi ha permesso di ben figurare quando sono stato chiamato in causa».
Ti senti un play o una guardia?
«Sono nato guardia ed è il modo di giocare che preferisco, ma per necessità negli ultimi anni ho dovuto “imparare” a fare il play. Posso e mi piace farlo, quindi non escludo che in futuro potrebbe essere il mio ruolo».
Sei uscito per limiti di età dall'attività giovanile. Cosa ti aspetti ora: restare a Casale o magari scendere di categoria per giocare di più?
«Sto aspettando che finiscano i campionati per avere una situazione più chiara sulle possibili offerte, in ogni caso la mia scelta cadrà sulla squadra col miglior progetto e che possa garantirmi un certo ruolo e minutaggio fin da subito, che potrà essere sia in Gold, Silver o DnB».
Pordenone, Treviso e Casale, le tre società giovanili in cui hai giocato. Quali le differenze?
«Le principali differenze sono come ho vissuto le diverse società. A Pordenone il basket era principalmente un divertimento e ho raccolto i risultati che ricordo con più piacere. Treviso era ancora una delle società più prestigiose d'Italia ed è stato il palcoscenico che mi ha portato in nazionale prima e a Casale, poi, il livello organizzativo era incredibile. Casale è stato il trampolino di lancio per il basket vero».
L’esperienza in nazionale. E’ il top per un ragazzo?
«Sicuramente il poter partecipare a un torneo con la nazionale o all’Europeo giovanile, è motivo d'orgoglio oltre a essere una delle cose più belle per un giovane giocatore di basket. Ma, soprattutto, è il modo più diretto per confrontarsi con i migliori pari età stranieri».
Si mormora che tuo padre Stefano possa fare il gm al Pienne. In quel caso potresti anche tornare per giocare in DnB?
«Le intenzioni di papà non le conosco e comunque non ci abbiamo mai nemmeno parlato, ma lo escludo un ritorno il prossimo anno al Pienne, nonostante apprezzi molto Cesare Ciocca come allenatore. E un Di Prampero basta e avanza per Pordenone».
Uno contro uno tra te e tuo padre: chi vince?
«L’ultima volta ho vinto io, ma era già piuttosto appesantito. Se però mi chiedesse di fare una gara di tiro credo rifiuterei per evitare figuracce...». (d.d.)
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