Edi Snaidero: «Due squadre di basket a Udine? Peccato, era meglio averne una e in serie A»

Parla il simbolo indiscusso della pallacanestro friulana: «Dopo la lite Pedone-Micalich ora il rischio è di disperdere le risorse» 

UDINE. «É un peccato se si disperdono le risorse, ce ne sono già poche in un momento difficile come questo, speravo la diatriba sorta all’Apu venisse appianata e che Udine potesse avere una sola squadra magari presto in serie A1, come si chiamava ai miei tempi».

Snaidero in Friuli è semplicemente la pallacanestro o qualcosa molto vicino alla pallacanestro. Alla famiglia di industriali di Majano sono legate indissolubilmente le due epoche d’oro del basket udinese, quella di Joe Allen, con in plancia di comando il cavalier Rino, e quella di Charlie Smith, capitanata appunto dal figlio Edi.

Snaidero che ne pensa, da osservatore esterno, della lite di fine primavera Pedone-Micalich?

«Non conosco i motivi della frattura, stimo Pedone come imprenditore di successo capace di riportare la pallacanestro in città ad alti livelli e voglio bene a Davide per anni coinvolto nel nostro progetto. Le divergenze, purtroppo, non si sono appianate. Comunque auguro tutto il bene ai loro progetti».

Udine avrà una squadra in serie A2 e una in serie B che giocherà a Cividale.

«Strano. Specie in una stagione in cui non si sa ancora quando la gente potrà tornare nei palasport e con le imprese preoccupate a gestire il post-pandemia più che a investire nello sport. Insomma, il rischio è che ci sia una dispersione di risorse».

Lei, prima di lasciare il basket, nove anni fa, chiese senza troppa fortuna aiuto ad altri imprenditori, adesso il tessuto imprenditoriale sembra improvvisamente vivace per i canestri...

«Snaidero con la pallacanestro fece un’operazione volta a lanciare il marchio tra i giovani attraverso il basket, l’azienda ne trasse grande giovamento. Non mi sono pentito dell’investimento di 13 anni, certo è che si tratta di uno sport dove, contrariamente al calcio, non ci sono il mercato degli atleti e i diritti tv e gli incassi dei palasport sono una minima parte del budget. Potessi tornare indietro opterei prima per l’operazione proprietà e sponsor divisi, come sta facendo l’Apu».

Le manca la pallacanestro?

«No. Se voglio vado al palasport a vedere una partita, e non vedo l’ora di poter tornare al Carnera e poi tra mio padre e io abbiamo dato 16 stagioni al basket e costruito squadre di vertice quando il basket era in salute e i costi erano elevatissimi».

È tornato anche Boniciolli, il suo primo coach.

«Gli auguro un gran bene. Vent’anni fa era molto frizzante, ma lo ero di più anche io».

Trovasse anche un Charlie Smith...

«Glielo auguro. Mi accorsi dopo tre minuti che Smith era forte, del resto arrivava dalla Nba. Fece 40 punti a Napoli e capii che ci avrebbe portato lontano. Ecco un consiglio a Udine: prenda una bella guardia americana, di quelle che alla fine ti risolvono le partite». E magari “incendi” il Carnera come ai tempi del “ragno”. Altro che liti.

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