È un’Apu incompiuta: ecco tutti i problemi dell’avvio di stagioni
Viaggio nei mali di una squadra che ha perso 6 gare su 7. Dubbi sui nuovi, servono leadership e gerarchie più definite

Che l’impatto con la serie A sarebbe stato difficile era chiaro a tutti già da mesi, ma che dopo le prime sette giornate avrebbe iniziato a suonare l’allarme in casa Apu francamente era inimmaginabile. Il bilancio di una sola vittoria e sei sconfitte, queste ultime tutte con scarto a una sola cifra e quasi sempre maturate nei minuti finali della gara, è preoccupante: non solo per la classifica, ma per le lacune emerse in questo primo mese di campionato. Proviamo a capire cosa c’è che non funziona nella compagine bianconera.
Nuovi stranieri
Nel corso dell’estate sono arrivati a Udine sei nuovi giocatori, di cui cinque stranieri. Mentre Calzavara, al netto di qualche inevitabile errore di gioventù, si sta adeguando piuttosto velocemente alla categoria superiore, l’apporto dei cinque nuovi stranieri è decisamente insufficiente.
Bendzius, dopo un brutto avvio di stagione, ha alzato il rendimento dalla gara di Sassari in poi, ed è anche un punto di riferimento in campo per esperienza e conoscenza della massima serie. Gli altri, chi più chi meno, sono tutti oggetto di discussione. Brewton ha grande talento ma fatica a integrarsi con Hickey e nei momenti decisivi non incide, anzi: ha sulla coscienza sanguinose palle perse nell’ultimo minuto degli overtime giocati contro Bologna e Cantù. I due centri Spencer e Mekowulu fanno il minimo sindacale, di Dawkins parliamo diffusamente a parte.
Leadership
Come abbiamo sottolineato ieri, al momento l’Apu è un ibrido fra la squadra che ha conquistato la promozione in modo trionfale e quella nuova. I tiri “pesanti” sono quasi tutti di capitan Alibegovic, encomiabile ma gravato di responsabilità eccessive: avrebbe bisogno al suo fianco di un giocatore navigato e carismatico per la gestione dei possessi che scottano. Il solo Bendzius non basta, anche perché Hickey sembra soffrire molto il passaggio di categoria. Nei finali punto a punto l’uomo che toglie le castagne dal fuoco l’hanno sfoderato sempre le avversarie dei bianconeri: Edwards della Virtus, Ivanovic di Brescia, Wiltjer della Reyer, Sneed di Cantù.
Rotazioni
In una squadra ancora senza gerarchie chiare, non convincono del tutto le scelte relative ai minutaggi. Premesso che contro Venezia e Cantù le forze andavano dosate per il doppio impegno ravvicinato, ci sono giocatori che restano in campo troppo in relazione al loro rendimento e altri che il campo lo vedo decisamente poco. In estate Udine ha scelto l’oneroso 6+6, che si traduce in un 6+4 visto che i due under non entrano nelle rotazioni, ma col senno di poi viene da dire che un 5+5 forse sarebbe stato più funzionale alla causa e soprattutto al budget.
Con gerarchie più definite, qualche scommessa in meno sul fronte Usa e rotazioni asciugate rispetto a quelle che abbiamo visto finora. È chiaro che nell’arco di una stagione c’è l’incognita infortuni (e l’Apu ha già pagato dazio in avvio di torneo), ma quest’anno Udine giocherà molte partite in meno rispetto al passato, visto che in serie A c’è un solo turno infrasettimanale.
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