È friulano il preparatore del super-Milan: «Ibra è una macchina e Pioli ha dato tranquillità»

C’è anche Roberto Peressutti dietro la cavalcata del Diavolo: dai video-allenamenti coordinati da Godia al rinnovo con i rossoneri 

UDINE. «Ibra? Una macchina perfetta». E ancora: «Il segreto? Durante la pausa si è creata la giusta empatia tra lo staff tecnico e i giocatori».

A parlare di Zlatan e della rinascita del Milan, miglior squadra post-Covid della serie A, è un friulano, anche lui tra i protagonisti dell’ultima parte di stagione del Diavolo. Roberto Peressutti, classe 1967, preparatore atletico dei rossoneri, arrivato assieme a Stefano Pioli, che sarà ancora a Milanello: gli è stato rinnovato il contratto fino a giugno 2022.

Udinese di Feletto Umberto, il “prof” approfitta delle vacanze per stare con la famiglia nel suo amato Friuli e chiacchiera su ciò che è stato questo Milan, “nato” anche nella palestra di casa sua a Godia.

Peressutti, alcune sedute con i giocatori le conduceva da qui, giusto?
«All’inizio avevamo stabilito di far lavorare da soli i calciatori. Dopo due settimane abbiamo deciso di creare tre gruppi da otto e allenarci assieme, tramite Zoom. A poco a poco i ragazzi avevano sempre più voglia di passare del tempo assieme. Terminava una seduta e, alcuni, volevano far parte di quella successiva».

E Godia era in collegamento con tutto il mondo.
«Ero in contatto con la Svezia, con il Brasile, con l’Africa... È stato bello. Durante il lockdown si è venuta a creare un’empatia unica, che abbiamo poi ritrovato sul campo. Il merito di tutto ciò è dell’allenatore, di Pioli, capace di far stare bene i calciatori e i membri del suo staff. È stato bravissimo anche il mio collega, Matteo Osti, che ha gestito i carichi atletici in maniera oculata».

E Ibra, nella rinascita del Milan, che merito ha avuto?
«È fatto apposta per giocare a calcio. Ed è stato in grado di alzare il livello di tutti: dai magazzinieri ai giocatori. Un grande lavoratore, puntiglioso, che fa notare a tutti se c’è qualcosa che non va e vuole sempre primeggiare. Anche nelle ripetute vuole stare davanti e tirare il gruppo: è concentrato solo sul calcio. Non è un caso se a 38 anni fa ancora la differenza».

Cosa la impressiona maggiormente di lui e cosa vuol dire allenare un campione del genere?
«Ha tutto, c’è poco da aggiungere. Ha una personalità incredibile e ti spinge a dare il meglio. Ricordo una delle prime sedute in palestra: non volava una mosca, sembrava di stare a messa. Con lui ho instaurato un buon rapporto professionale ed è appagante allenarlo. Ai compagni chiede tanto, ma al contempo si diverte e gli piace stare nello spogliatoio».

Vi aspettavate il rinnovo?
«Sapevamo che stavamo facendo bene, anche se non avevamo il tempo per pensare, visti i ritmi forsennati del post-lockdown. Siamo molto contenti, pur consapevoli che c’è sempre tanto da lavorare».

Cosa rappresenta il Milan per Roberto Peressutti?
«Da 30 anni faccio il preparatore atletico. Sotto tanti aspetti, il calcio è uguale dappertutto: i rapporti con i calciatori, la condivisione delle emozioni... Devo ammettere, però, che questo è un punto professionale molto alto: al Milan si respira l’aria di un top club».

E il Friuli?

«Posso allenare ovunque, ma la mia testa è sempre qui, dove è rimasta la mia famiglia». —

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