DOPO INTER-JUVENTUS ORSATO SOTTO SCORTA
Adesso l’arbitro Orsato vive barricato in casa, nel territorio veneziano. Una guardia di carabinieri protegge lui e la sua famiglia. Il 75 per cento dei tifosi pensa che abbia influito sul risultato di Inter-Juve, e questa percentuale è grave. Perché indica che anche una parte dei tifosi juventini è convinta che l’arbitraggio non sia stato imparziale. Quel 75 per cento non può essere composto solo di tifosi interisti, perché la squadra che in Italia ha più tifosi è la Juve, una maggioranza schiacciante. Quel 75 per cento sono tifosi interisti o neutrali o juventini, convinti che l’arbitro abbia danneggiato una squadra, l’Inter, e favorito l’altra, la Juve. Su questo le opinioni raccolte non lasciano dubbi. Ma questo non basta per dire che l’arbitro è venduto, anche se basta per dire che non doveva arbitrare quella partita.
Le critiche puntano su pochi episodi, l’espulsione di Vecino, il mancato secondo cartellino giallo a Pjanic. Col passare dei giorni, le polemiche crescono sul secondo episodio. Bisogna riconoscere che il lavoro dell’arbitro è delicato e difficile, e che l’arbitro merita sempre le attenuanti: deve giudicare immediatamente, dev’essere insensibile alle pressioni locali, deve restare imperturbabile anche quando sente che gli occhi di 80mila spettatori lo puntano, e non deve mai pensare a cosa scriveranno di lui i giornali del giorno dopo. Lui è al servizio della giustizia, e la giustizia si basa sulla verità. Noi, tifosi di una squadra o dell’altra, dobbiamo accettare che l’arbitro possa fischiare un fallo non solo quando il fallo è certo, ma anche quando è dubbio. Se può darlo e lo dà, non c’è nessuno scandalo. Lo scandalo c’è quando non può darlo e lo dà, oppure quando deve darlo e non lo dà. Allora ci si deve interrogare sull’onestà dell’arbitro, o anche soltanto sulla sua bravura: perché un arbitro può essere onesto ma scadente, non ha il colpo d’occhio, non interpreta bene, è insicuro. L’arbitro insicuro si vede da questo: decide frettolosamente un’espulsione, poi gli rimorde la coscienza, e alla prima occasione inventa un’espulsione contro l’altra squadra, in modo che non sia avvantaggiata dal suo errore.
Dopo aver espulso un giocatore dell’Inter, aveva Orsato l’occasione per espellere un giocatore della Juve? Sì. L’ha colta? No. Era giusto espellere il giocatore dell’Inter? Al 60%, sì. Espellerlo era stata una decisione pesante, ma non assurda. Tanto più che fu anche controllata la Var. Però dare la seconda ammonizione a un giocatore della Juventus, recidivo, era giusto all’80%, e di conseguenza bisognava espellerlo. È impossibile dire che l’arbitro non abbia visto il fallo, perché sta a pochi metri dall’azione, e proprio dalla parte del giocatore falloso. Il fallo avviene a due metri da lui. È un fallo da ammonizione, e quindi da espulsione. E tuttavia lui non ammonisce e non espelle. O è in malafede e allora è un arbitro disonesto (ce ne sono), o è in buonafede e allora ha interpretato l’azione fallosa come non grave, per una istintiva buona disposizione verso il giocatore o la sua squadra. È questa la “sudditanza psicologica”.
I tifosi si sono scatenati alla ricerca di manifestazioni di tifo juventino di questo arbitro, magari da ragazzino, ma non ne hanno trovate. Ne hanno trovate di suo fratello, che pare indossasse la maglia della Juve. Ma non puoi giudicare fazioso un arbitro perché lo è suo fratello. È più facile pensare che un arbitro si auguri, inconsciamente, che tra due squadre avanzi la più forte per rappresentarci in Europa: è meglio per tutti, anche per quelli che non tifano quella squadra.
Io non tifo Juve o Napoli, però quando ho visto giocare Juve-Napoli mi son detto che la mia squadra, contro una qualunque di quelle due, avrebbe perso 3-0. Non viene spontaneo aiutarla. E la colpa è sua.
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