Domizzi si veste da Gotti: «Cara Udinese ti spiego come devi affrontare il Napoli»

Maurizio Domizzi ha giocato 171 partite con la maglia dell’Udinese in serie A e 65 con quella del Napoli. In bianconero ha segnato sei gol, ha giocato i preliminari di Champions League e l’Europa League, in azzurro ha vinto un campionato di B e ha disputato una stagione da protagonista in A segnando otto reti (sei su rigore) e diventando il capocannoniere della squadra partenopea. È la guida perfetta per raccontarci la sfida di domani.
Domizzi, la sua partita da incorniciare contro l’Udinese in maglia Napoli e quella in bianconero contro i partenopei.
«Giocai e segnai nel 5-0 con cui il Napoli vinse al Friuli alla seconda giornata di campionato. Per quanto riguarda il fronte udinese ne abbiamo fatte tante di belle con il Napoli: tecnicamente dico il 3-1 in casa con la tripletta di Di Natale, ma per importanza il 2-1 al San Paolo senza Totò e Sanchez».
Ricordi partenopei?
«Una promozione e subito un buon campionato di A. In quelle due stagioni sono state gettate le basi del Napoli che poi ha sempre lottato per i vertici della classifica».
Si chiuse male la sua avventura sotto il Vesuvio.
«Chiesi di andare via e trovai squadra all’ultimo giorno di mercato, l’Udinese appunto».
Chiusa una porta si aprì un portone. Non dica che avrebbe immaginato cosa sarebbe successo nelle stagioni in Friuli.
«No, nessuno poteva immaginarlo. Arrivai in prestito: conoscevo la squadra, ma non potevo immaginare che mi sarei trovato così bene e che avremmo raggiunti simili risultati».
Perché scelse il numero 11?
«Il primo anno era occupato e presi il sei. La stagione successiva indossai l’11 perché nelle giovanili della Lazio il mio idolo era Mihajlovic».
L’Udinese si presenta a questa partita dopo la gara di Bologna pareggiata in extremis dopo aver giocato il secondo tempo in superiorità numerica.
«Credo che l’Udinese sia in linea con i programmi. Il filotto prima di Natale poteva far pensare a un percorso diverso, ma direi che la squadra possa lottare per le posizioni che vanno dall’ottavo al dodicesimo posto».
Il Napoli è caduto male con lo Spezia.
«E non è la prima volta. Vi ricordate la gara con il Sassuolo? Come con lo Spezia il primo tempo doveva finire 3-0. La squadra tecnicamente è molto forte, gioca bene, crea ma non concretizza».
Un po’ come l’Udinese: la squadra crea, a conferma che il lavoro di Gotti è buono, ma poi gli attaccanti non fanno il loro dovere.
«Ho l’impressione che non avendo ancora potuto contare per svariati motivi sull’acquisto più importante, Deulofeu, Gotti non abbia ancora capito bene su quale coppia d’attacco insistere. Il discorso del Napoli è diverso: l’assetto lo ha trovato. A me viene da pensare che con il San Paolo pieno certe gare i partenopei non le avrebbero mai perse».
Visto che ha intrapreso la carriera di allenatore, fosse in Gotti come affronterebbe il Napoli?
«Tenendo il baricentro basso e riducendo gli spazi per limitare il loro palleggio. Non si tratta di una scelta difensiva, è semplicemente il Napoli che ti obbliga a giocare così. Poi è chiaro che appena puoi devi ripartire».
Nel Napoli mancherà Koulibaly, nell’Udinese Nuytinck. Può l’assenza di un difensore come l’olandese essere così condizionante per la squadra? I numeri dicono proprio questo: con l’olandese un pari e tre vittorie.
«Credo che per fare un discorso del genere non ci si possa limitare a prendere in esame solo quattro partite. Però in generale è un ragionamento che ci può stare».
Udinese-Napoli sarà la sfida a distanza tra due suoi ex compagni: Pereyra da una parte e Zielinski dall’altra. Ce li racconta?
«Stesso ruolo, ma interpretato in maniera diversa. Zielinski è più tecnico, Pereyra si affida ai suoi proverbiali strappi ai quali abbina una discreta tecnica. Piotr ha un gran tiro da fuori, Max no e questa è la differenza più lampante. Già da giovani si intravvedeva che avrebbero fatto una carriera di livello, pensavo che Pereyra potesse fare l’esterno, ma in un calcio di oggi dove la qualità si è abbassata serve più da interno».
Domizzi, lei allena la Primavera del Pordenone. Come sono stati questi due mesi di stop?
«Difficilissimi. Un mese di allenamenti senza partite ci sta, due già meno. Il campionato Primavera 2 ripartirà il 16. Speriamo bene: la stagione sarà un po’ compressa, qualcuno dovrà fermarsi perché risulterà positivo, ma questi ragazzi hanno bisogno di giocare altrimenti sarebbe un anno buttato via».
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