Disfatta Udinese, il pianto del tifoso da record: «Mai fatta una simile figura»

UDINE. Alla fine non ce l’ha fatta, Aldo Sgubin, a trattenere le lacrime seduto sconsolato sui gradoni dello stadio di Bergamo con sette gol che gli pesavano sul cuore.
«Mai fatta una simile figura, mai ho preso tanti gol così, non ho ricordi di un’umiliazione del genere. E poi, proprio oggi», diceva mentre le lacrime gli rigavano le guance. Già, perché la trasferta di Bergamo per lui era la numero 390 e ciò significa una vita trascorsa al seguito dei propri colori. Quello per l’Udinese per Aldo Sgubin, presidente del club di Villa Vicentina e consigliere Auc, è un grande amore che condivide con la moglie Loredana, sempre al suo fianco.
Ieri il recordman dei tifosi non aveva ancora smaltito la delusione. «Sono stato malissimo, ma siamo stati male tutti – racconta -, alla fine della partita mi sono ritrovato a piangere senza nemmeno rendermene conto, era qualcosa che mi veniva dal cuore, da dentro.
Speravo di poter festeggiare questo nuovo traguardo, le 390 trasferte, almeno con un punto, con una bella prestazione, perché davvero ero fiducioso. Invece, è stato un incubo. Voglio fare i miri complimenti ai ragazzi della Nord che hanno cantato per tutto il tempo e anche dopo, dando una dimostrazione di sportività e di correttezza da cui imparare. Però, non si può perdere così.
Per noi che ci mettiamo l’anima, che seguiamo la squadra ovunque e con qualsiasi condizione meteo, partite come questa sono vere mazzate, che arrivano, poi, guarda caso spesso dopo che ci si è illusi di essere sulla strada buona... E meno male che eravamo la miglior difesa del campionato...».
A condividere con Aldo un pomeriggio assurdo e soprattutto un ritorno a casa senza precedenti, c’era anche il neo presidente dell'Associazione Udinese Club, Bepi Marcon, che era con il club di Fagagna pure lui a Bergamo.
«Sono stato tra i primi ad accorgermi delle lacrime di Aldo allo stadio – dice -, e sono andato a consolarlo. Chi non è un tifoso come lui, sincero, appassionato, potrebbe non comprendere, ma noi che sappiamo chi è lui e conosciamo i sacrifici che si fanno per organizzare i viaggi, le trasferte, i programmi, a mettere d’accordo le persone cercando di accontentare tutti, sperando alla fine solamente non di vincere sempre o di fare punti, per carità, ma almeno di tornare a casa con un sorriso per aver visto in campo una prestazione... Domenica non c’è stato niente. Ci siamo sentiti umiliati. E pensare che i primi minuti ci avevano illusi. L’espulsione di Opoku ha sciolto la squadra, si è liquefatta».
«Sembrava che i giocatori non vedessero l’ora che finisse la partita – aggiunge Marcon –, e non solo loro. Io mi rifiuto però di pensare che l’Udinese sia quella di Bergamo, quindi dico al Aldo e a tutti i tifosi che penso a questo punto sia un bene giocare subito contro la Roma, così i giocatori potranno dimostrare che si è trattato di un episodio. Bruttissimo, ma solo un episodio».
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