De Petri: «Io, il Cagliari e Riva»

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La sua carriera è stata legata soprattutto al Vicenza, dove giocò col suo amico Ezio Vendrame. Ha scelto di vivere nella città veneta, ma le origini non le ha dimenticate, anzi, e neppure l’unica stagione disputata con lo scudetto sul petto. Per questo la partita di domani tra Cagliari e Udinese è un po’ il match di Roberto De Petri, classe 1947, cresciuto in Planis, difensore e, in particolare, compagno di squadra di Gigi Riva dei rossoblù del 1970-1971, quelli reduci dalla vittoria del campionato. E proprio a “Rombo di Tuono” lo unisce un’immagine iconica. «Quella della sua rovesciata col Vicenza, del suo gol più bello – dice –: il difensore col numero 2, immortalato di spalle nella foto, sono io».
Il racconto di De Petri inizia dal calcio praticato in strada, nei campi «del Bearzi – ricorda –, tra erba, cemento e ghiaia: la mia palestra. Con me giocavano un centinaio di ragazzini. Ero un allievo dell’Istituto Salesiano. Calcisticamente feci del Ricreatorio Festivo Udinese e, quando ero tra gli allievi, l’allora presidente Bepi Clozza mi portò a un provino con l’Udinese Primavera. Era il 1963. E lì conobbi per la prima volta Ezio, che giocava coi bianconeri. Io venni scartato». De Petri venne liquidato ma poi ricevette l’opportunità che sognava. «Mi volevano la Fiorentina e il Vicenza – racconta –, scelsi la seconda squadra, più vicina a casa. Arrivò il telegramma per la partenza per il ritiro. Partii con una valigia legata con lo spago». Da quel giorno, dal 3 agosto 1964, non lasciò più la città veneta. «Devo tutto a Umberto Menti, fratello di Romeo, del calciatore del Grande Torino – afferma –: mi insegnò i fondamentali».
Nel 1966, col Varese, il debutto in serie A («in cui mi infortunai dopo 5’: non c’erano i cambi, rimasi in campo») e l’inizio di quattro, splendidi, anni col “Lane”. In biancorosso lo allenò anche il “paularino” Manlio Scopigno. Quindi la famosa gara col Cagliari, giocata il 18 gennaio 1970, e quel gol di Riva in rovesciata. «Allargò le braccia – ricorda –, mi spedì all’indietro e mi fece perdere l’equilibrio. Si coordinò, ma ero già distante dalla palla: tutto lo stadio si alzò in piedi e applaudì». La rete più iconica di Rombo di Tuono. «E io sono orgoglioso di avergliela fatta segnare – continua De Petri –. Proprio Gigi, mi raccontarono, mi segnalò poi alla società». Che nell’estate del 1970, dopo la vittoria dello scudetto, lo acquistò in comproprietà dal Vicenza. «Ritrovai Scopigno – spiega –. Giocai poco più di dieci partite, fui vittima di un infortunio subìto a Cesena. In Coppa Campioni, nel primo turno col Saint Etienne, andai in tribuna». E a riguardo l’ex difensore ha un aneddoto proprio su Riva. «Il premio legato alle gare di coppa: un compagno voleva che fossero divisi per 13, i giocatori che andavano in lista, da cui erano esclusi i convocati – rivela –. Riva si oppose e disse di “no”, che spettano a tutti. Questo era Gigi».
Una sola stagione sull’Isola, quindi il rientro al Vicenza (’71-’73 e ’74-’75). Poi Padova (dal ’75 al ’78). In tutti e due i club giocò con Ezio Vendrame. «Una volta, all’Appiani, segnò da calcio d’angolo proprio all’Udinese dopo essersi soffiato il naso sulla bandierina – racconta –. Era una persona generosissima. In ritiro, col Vicenza, suonava la chitarra. Lui era un fan di Bob Dylan. Un bambino era sempre lì con noi ed era attratto dalla chitarra di Ezio. Lui improvvisamente se la sfilò e gliela regalò».
Aneddoti di un pallone che non c’è più. «Ma sono cambiate le persone, non questo sport». De Petri da anni insegna calcio ai bambini. «Alleno le annate 2011, 2012 e 2013 del Motta Bassan Team, non riesco a stare senza – dice –. Quando posso torno a Udine: lì ho passato gli anni della mia infanzia». E l’Udinese che la scartò? «Avrei dato la vita per giocare una partita in bianconero – chiude –. A mio modo diedi una mano alla squadra: Udinese-Padova del novembre ’77 finì 1-0 grazie a una mia autorete!». —
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