Date un pivot all’Apu. Non basta il tiro da tre, Udine perde a Brindisi 89-81

L’Old Wild West ha una sola dimensione, così parlare di promozione è dura. Con Pini sempre out, serve un lungo che sappia giocare sotto canestro

Antonio Simeoli
Johnson e Ikangi contro Almeida: i due hanno sofferto molto sotto canestro
Johnson e Ikangi contro Almeida: i due hanno sofferto molto sotto canestro

Date un pivot a Udine, per favore. O almeno qualcuno che sappia giocare sotto canestro e non si faccia saltare in testa dal primo lungo che capita. Perché altrimenti continuare a cavalcare sogni di promozione, e quest’anno la formula aiutava non poco il piano, pur con una squadra forte e che non molla mai, risulta complicato.

Sì. l’avrete capito a Brindisi l’Old Wild West ha perso e, specie quando si gioca ogni tre giorni, a Brindisi si può perdere. Ma così no. Così i campionati non si vincono. E siccome non è la prima volta che lo scriviamo quest’anno, ciò significa che passi avanti non sono stati fatti.

Perché, parliamoci chiaro, Brindisi domenica 10 novembre era senza Ogden, il miglior lungo del campionato, che se vuoi vincerlo lo prendi punto e basta sennò guardi gli altri vincere, e Vildera. Ma un ragazzetto scuola Stella Azzurra che si chiama Ndzie e il gettonaro Almeida, capoverdiano con passaporto portoghese, hanno fatto quel che hanno voluto sotto il canestro dell’Apu, ancora priva del pivot (fantasma Pini) e con un Johnson, non un vero lungo, inesistente.

I 22 tifosi bianconeri arrivati da Udine (Brindisi è città carina baciata dal sole, ma non proprio dietro l’angolo) in un palasport tutt’altro che pieno e infuocato, vedono i propri beniamini inseguire per tutto il primo quarto: 23-20.

Rimbalzi in attacco concessi a raffica, palle perse, ingenuità (il fallo sul tiro da tre di Almeyda di Da Ros), Udine può decisamente fare meglio specie in attacco anche se ha Hickey subito in grande spolvero. Pini, il pivot fantasma da inizio stagione, è sempre out.

Bisogna salire di livello per vincere. Solo Hickey lo fa, i suoi compagni fanno come sempre fatica a presidiare i tabelloni. Quando l’ex Artletti schiaccia in contropiede il 35-26 e poi, dopo un sussulto di Hickey, piazza una tripla, si capisce che sarà dura. A metà partita è 52-39. Un vantaggio tutto meritato per Brindisi. Udine ha una sola dimensione e nel terzo quarto affonda fino a meno 17 (63-46) a metà terzo quarto.

Sembra finita, ma sarà anche senza pivot, ma la squadra di Vertemati ha carattere da vendere. E talento. Triple di Ambrosin e Hickey e 65-59 in un amen, meno sei, ma a 22 secondi dalla fine regalone a Calzavara: fallo sul tiro da tre di Da Ros e quattro punti in una azione. È 69-59.

Dieci punti sono tanti, vero, Udine ha messo in campo tanti difetti, ma è in quelle serate in cui con solo il tiro da tre punti (alla fine 18 su 41 dall’arco) potrebbe anche far saltare il banco. E dire che alla sparatoria non si è iscritto capitan Alibegovic, inchiodato a tre punti in tutta la partita e spesso in panchina.

Riparte il match e continua il tiro al bersaglio. C’è un canestro che potrebbe segnare questa sfida, una tripla di Radonijc tirata con una gamba sola allo scadere dei 24”.

No, Udine non molla: triplona di Ambrosin (mortifero, gran bell’acquisto) , meno 4, e poi di Hickey (79-76) a 4’ dalla fine.

Una schiacciata dell’ex Arletti rimanda indietro l’Apu e mette in ritmo il palasport, finora silente. E quando Hickey perde palla e Almeida punisce da tre portando i pugliesi sull’84-76, il custode del poligono agita le chiavi. È ora di chiudere. Finisce 89-81, mercoledì 13 novembre arriva al Carnera Forlì. Date un pivot all’Apu, per carità, si gioca a basket non al tiro al piattello. 

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