Da Martignacco a Conegliano per vincere tutto, Lara Caravello si ritira: «Meglio fermarsi quando sei ancora all’apice, mi piacerebbe allenare»

A 29 anni ha annunciato l’addio alla carriera da giocatrice per tornare nel suo Friuli: «Vorrei essere ricordata come un esempio»

Alessia Pittoni
Sara Caravello, 29 anni, dopo aver vinto tutto con Conegliano, ha chiuso la sua carriera a Cuneo
Sara Caravello, 29 anni, dopo aver vinto tutto con Conegliano, ha chiuso la sua carriera a Cuneo

MARTIGNACCO. Smettere di giocare al vertice della carriera per tornare in Friuli e costruire una nuova vita, ma sempre nel mondo del volley.

Alla soglia dei 29 anni, compiuti giovedì 4 maggio, Lara Caravello ha salutato la pallavolo giocata che l’ha vista, nel ruolo di libera, affermarsi prima in A2 con la maglia dell’Itas Martignacco di cui è stata a lungo una bandiera, e poi in A1 con Conegliano – che le ha regalato due scudetti, una Champions League, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiane – e infine con Cuneo.

Lara, partiamo dalla fine. L’Itas Martignacco cui è legata a doppio filo ha comunicato pochi giorni fa di aver rinunciato alla serie A2. Come ha vissuto questa notizia?

«Ho provato un grandissimo dispiacere. So quante persone e quanti volontari abbiano lavorato per anni al 100% per creare una squadra di vertice nazionale e il mio pensiero va, in primis, a loro. Sono convinta però che la società ha delle basi solide e un settore giovanile in crescita e sono sicura che negli anni saprà tornare ad alti livelli».

Venendo a lei, com’è la sua vita senza la pallavolo?

«Non mi rendo bene conto di quello che è successo ma, purché difficile, sono convinta sia stata la scelta giusta. Penso che capirò meglio la situazione quando ricominceranno i campionati e io non ci sarò».

Il suo futuro?

«Mi piacerebbe rimanere nell’ambito della pallavolo, magari allenando».

Qui in Friuli o altrove?

«Ho smesso anche perché sentivo che era tempo di tornare a casa, le mie radici sono ben salde qui. Da tempo collaboro all’interno del beach volley e uno dei miei obiettivi è quello di lavorare per la diffusione di questa disciplina».

Ha scelto di chiudere al top. Non ha pensato di scendere di categoria?

«Non mi piacciono le vie di mezzo e una volta che prendo una decisione non la cambio».

Della sua lunga storia sportiva cosa le resta?

«Conservo tanti ricordi di tutte le squadre nelle quali ho giocato. Se devo scegliere il ricordo più bello penso che la vittoria della Champions League con Conegliano sia al primo posto per le emozioni vissute, per l’importanza del trofeo e perché l’ho potuta assaporare dal campo contribuendo alla vittoria».

In tanti anni ha giocato appena in una manciata di squadre: Rizzi, Kennedy e Martignacco in Friuli, Soverato, Conegliano e Cuneo fuori regione. Una scelta?

«Quando si sta bene in una società e c’è un buon progetto alle spalle credo che cambiare sia improduttivo. Vedo invece che la pallavolo non viene più vissuta tanto come una passione quanto come un sistema imprenditoriale. Le ragazze, anche giovani, hanno un procuratore che permette loro di stare sul mercato e questo fa anche un po’ perdere il piacere di giocare con la società della propria città o la voglia di seguire un percorso di crescita anche a discapito del miglior ingaggio».

Completi la frase: come giocatrice vorrei essere ricordata per?

«Per essere stata d’esempio alle giovani con il mio impegno e il mio sacrificio. Alla fine la mia forza, ciò che mi ha permesso di arrivare dove sono arrivata, è derivata dal fatto di non aver mai mollato per inseguire i miei obiettivi sportivi rinunciando anche svaghi e divertimenti che non potevano conciliarsi con lo sport di alto livello». —

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