Così McGregor portò Gorizia in paradiso

«La promozione in serie A1, che ottenne nel 1980 sulla panchina della Pagnossin, vale come uno scudetto»

LIGNANO. «Jim McGregor è stato decisivo nel rendere quello italiano il campionato più importante d’Europa portando americani di grande livello e come coach era un fenomeno avanti anni luce. Con squadre più forti avrebbe potuto vincere tutto ma quella promozione in A1 centrata nel 1980 sulla panchina di Gorizia vale uno scudetto. Era un caro amico, un uomo vero, un personaggio di grande umorismo». Parole e musica di Dan Peterson, ospite d’onore ieri a Lignano Sabbiadoro delle “Golden nights” alla Beach Arena.

L’allenatore-icona del basket anni Settanta e Ottanta sulle panchine di Bologna e Milano, inimitabile telecronista e showman, ha aperto per noi il libro dei ricordi per omaggiare la memoria di Jim McGregor, il 91enne coach americano scomparso giorni fa che ha lasciato una traccia indelebile nel basket regionale, in particolare a Gorizia dal ’70 al ’73 e dal ’78 all’81. E poi i mitici team estivi targati Gulf e Gillette, ma soprattutto un’incredibile peregrinazione sulle panchine delle nazionali di mezzo mondo, compresa quella azzurra. «Ha allenato 9 nazionali, dall’Italia alla Grecia, dalla Colombia al Perù. Un record ineguagliabile – ricorda Peterson -. Quando allenavo la nazionale cilena negli anni Settanta si parlava dello straordinario lavoro fatto da Jim per far crescere questo sport in tutto il Sud America. Il suo basket fatto di velocità, contropiede, pressing, era assolutamente innovativo. Contro le sue squadre, che magari non erano il massimo quanto a talento complessivo, sapevo che non sarebbe mai stata una partita facile. Dicevo ai miei: prepariamoci a correre o ci asfaltano. Era avanti anni luce anche come agente. Trovava i giocatori giusti per le esigenze delle varie squadre. E poi i suoi team hanno reso popolari i tornei estivi attirando fino a 5 mila persone alle partite. Ha dato un contributo straordinario al movimento».

«Tornando al suo credo, quel modo di giocare a tutta velocità, avrebbe potuto essere applicato anche in squadre di vertice – osserva l’ex coach di Virtus e Olimpia -. Penso a cosa avrebbe fatto alla guida della mia Virtus, con Villalta e Bonamico, o della Cantù di Marzorati e Riva. Purtroppo non ha mai avuto squadre attrezzate a livello di talento complessivo, fisico e tecnico, né di risorse. Proprio in questa regione, a Gorizia, ha fatto miracoli. Lo ripeto, quella promozione nell’ ’80 vale uno scudetto e riuscì a forgiare un Roberto Premier, che fino a poco tempo prima faceva il centro nelle serie minori trasformandolo in una guardia e consentendogli di arrivare a giocare poi da assoluto protagonista nella mia Milano. Divenne il mio killer e sapevo di non dovergli insegnare nulla sul gioco in velocità perché con Jim aveva già imparato tutto. È anche grazie a McGregor se Premier è stato in grado di farci vincere scudetti e di segnare oltre 20 punti di media nei play-off accanto a gente come D’Antoni o Joe Barry Carroll».

Poi, l’uomo-McGregor «Persona unica – ricorda Peterson -, ha combattuto nel Pacifico come marine, ha girato il mondo, era sempre a caccia di nuove esperienze. Eravamo in contatto via e-mail quasi ogni giorno. Un personaggio inimitabile che lascia un vuoto enorme».

Piero Tallandini

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