Corradi: Thereau spalla ideale per Totò

UDINE. Di Natale e Thereau da una parte, il tridente Candreva-Klose-Felipe Anderson dall’altra.
Udinese e Lazio hanno strutture di squadra completamente diverse ma proprio per questo la sfida in programma domani alle 15 al Friuli si prospetta interessante e avvincente.
Bernardo Corradi che sui due fronti ha giocato per un paio di stagioni (64 gettoni e 20 reti in biancoceleste, 37 presente e 1 gol in bianconero), vede così l’appuntamento sotto l’arco dei Rizzi.
Bernardo, che coppia è quella composta da Di Natale e Thereau?
«Abbastanza affiatata direi. Totò ormai è una prima punta che ha fatto le fortune dell’Udinese. Trovargli giocatori complementari da mettergli a fianco non è sempre stato facile, il migliore sicuramente è stato Sanchez. Thereau tra campionato e coppa ha messo assieme già 10 reti, un buon bottino. Si tratta di un giocatore molto utile alla squadra perchè cuce il gioco tra centrocampo e attacco evitando a Totò di spremersi da un punto di vista fisico».
La Lazio, invece gioca con una punta centrale e due attaccanti esterni...
«Il giocatore chiave di Pioli è Mauri che domani non ci sarà perchè squalificato. Arriva sempre da dietro e per le difese avversarie è difficilmente controllabile».
Però Candreva e Felipe Anderson sono due clienti temibilissimi...
«Saltano spesso l’uomo ed entrambi sono dotati di un ottimo tiro in porta. I due terzini, Basta e Radu, devo farsi un mazzo così per coprire loro le spalle».
E Klose?
«Dovrebbe essere preso da esempio dalle scuole calcio. Il tedesco è un professionista esemplare: ha vinto il mondiale diventando il goleador più prolifico della manifestazione e quando è tornato a Roma ha accettato la panchina alla Lazio. Non è da tutti. E con il Genoa, pur con la squadra in dieci, l’ho visto vincere tutti i duelli».
Lazio 34 punti, Udinese 28. Entrambe sono cariche di rimpianti...
«Alla fine le squadre hanno sempre quello che si meritano. Nella corsa per un posto in Uefa ci sono tante candidate in pochi punti. La Lazio fino a tre gare fa veniva data addirittura tra le candidate al terzo posto. Ci vuole equilibrio, a Roma stano gettando le basi per costruire una squadra che provi a vincere qualcosa e certe scosse di assestamento sono inevitabili. Quello dell’Udinese è un progetto diverso: si punta a fare del bel calcio ma l’obiettivo finale è fare mercato. Se poi arriva l’Europa tanto meglio, ma non è quella la priorità».
Di Natale a fine stagione chiuderà la sua lunga storia con l’Udinese. Sorpreso?
«Si tratta di una scelta molto personale. La gente di Udine deve farsene una ragione, prima o poi doveva succedere. E comunque se continuerà, farà un’esperienza all’estero, non giocherà mai in un altro club italiano».
Muriel a Udine ha fallito e ha accusato Guidolin di non averlo protetto dicendogli pubblicamente che era grasso...
«Conosco il mister e non gli voleva certo mancare di rispetto. Tra Muriel e Sanchez dal punto di vista della maturazione e dell’atteggiamento c’era un abisso. Il suo problema non è ne tecnico, nè fisico, ma caratteriale. Se non ci riesce Mihajlovic a metterlo in riga a suon di scapaccioni non ci riuscirà nessuno».
Diamo un’occhiata al campionato. La squadra rivelazione?
«Ne cito due: Sassuolo e Sampdoria. Certo i blucerchiati hanno frenato un po’, se Mihajlovic non tiene tutti uniti il giocattolo rischia di rompersi. Il Sassuolo gioca proprio bene. Tra le cose belle ci aggiungerei anche Allegri per come ha saputo gestire il gruppo Juve, cambiando in corsa senza snaturare la squadra, ma proponendo le sue idee».
Capitolo delusioni: troppo facile dire le milanesi?
«Sì, troppo facile. Il Milan è alle prese con un cambio generazionale e ci vorrà tempo per risalire. Più breve potrebbe essere il percorso dell’Inter che ha un allenatore come Mancini che è una garanzia. Ma la vera delusione è un’altra...».
E qual è?
«Si chiama Parma. Ho vissuto per due anni quella realtà. Mi chiedo come le istituzioni del calcio abbiano potuto assistere passivamente alla messinscena della vendita della società a fantomatici imprenditori. Qui il problema non è lo stipendio dei calciatori, ma quello dei magazzinieri, dei cuochi, dei dipendenti, ti tutta quella gente che guadagna 1.500 euro al mese per mandare a scuola i figli. A Cellino fanno la radiografia in Inghilterra prima di acquistare il Leeds, in Italia succedono queste cose».
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