Casarsa piange il mito che amava la gente Quando cambiò il nome alla squadra in omaggio al talento del brasiliano Junior
CASARSA
Un giocatore di talento ma soprattutto un uomo capace di presentarsi agli altri sempre con il suo volto più vero: così ieri è stato ricordato Ezio Vendrame nella sua Casarsa della Delizia (dove ancora vivono il padre Beppino e il fratello Enzo), città punto d'inizio e di fine della sua carriera di calciatore e di avvio di quella da allenatore, tra la Promozione e la Prima categoria di allora.
«Ma l’aspetto calcistico era veramente secondario nelle nostre chiacchierate - racconta il professore Enzo Piccoli, mister di lungo corso in serie D con Centrodelmobile e Sanvitese -: con lui si parlava di arte, musica e poesia. Un fratello per me, ci siamo sentiti fino all’ultimo. Quando dovevamo incontrarci mi aspettava sempre mezz’ora prima e al mio chiedergli il perché, mi disse di ricordarmi sempre che l’attesa è sacra». E poi, ovviamente, il pallone: qui, a inizio anni Ottanta, decise di tornare dopo la carriera da professionista, aprendo un negozio di articoli sportivi e giocando nella Sas Casarsa. «Era un trascinatore - ricorda il direttore sportivo dell’epoca Ettore Colussi -, anche se tormentato dal mal di schiena non si tirava indietro. E dopo gli allenamenti, al Campo Vecchio, era bellissimo stare a parlare con lui nella sede, le cui pareti erano piene di suoi dipinti e caricature». Convinse il presidente, il compianto Carlo Brait, a dare un nuovo nome alla squadra. «Diventammo la Sas Juniors - aggiunge Claudio Colussi, ex sindaco e attuale presidente del club gialloverde -, perché voleva omaggiare il fuoriclasse brasiliano Junior. Finte, dribbling e spettacolari punizioni: era una meraviglia vederlo giocare per il pubblico dei campionati dilettantistici regionali». Appese le scarpe al chiodo, ecco l’impegno come allenatore delle giovanili casarsesi. «La Sas aveva anche una squadra femminile di pallavolo - ricorda l’attuale sindaca casarsese Lavinia Clarotto - e quando c’erano le feste della società rimanevamo colpite dalla sua personalità, così ammirata dai nostri coetanei maschi che erano allenati da lui». A inizio anni Novanta l’esperienza come tecnico della prima squadra. «Retrocedemmo - commenta il dottor Fernando Agrusti, attuale vicesindaco e allora vicepresidente del club nonché suo medico per diversi anni - ma quello che rimane è il grande rapporto che aveva con tutti noi, a partire dai giocatori per i quali era un mito».
La Sas Casarsa ha esposto un’epigrafe di cordoglio mentre l’amministrazione comunale ne ricorderà la figura prossimamente insieme alle associazioni sportive. —
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