Calze lunghe e tanta umiltà, così Pascolo è diventato un gigante della A

L’ala è uno dei big della massima serie, eppure a 15 anni voleva smettere. «Sogno l’Europeo con i nostri Nba e di giocare un giorno in Eurolega»
Dolomiti Energia Trentino vs Grissin Bon Reggio Emilia basket pallacanestro serie a Beko 2014 2015
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UDINE. Il suo difetto? Arriva spesso in ritardo. Ma uno dei suoi (tanti) pregi è l’educazione. Quattro sms per annunciare un ritardo di pochissimi minuti. Non da ragazzo di 24 anni, nazionale di basket e una delle rivelazioni della serie A. Ma lui è così. Chapeau.

Jeans, maglietta e felpa aperta sfidando l’arietta di metà marzo si presenta così in piazza San Giacomo. Nella sua Udine. Sì, perchè Davide Pascolo, detto “Dada”, è uno dei più forti giocatori italiani di basket, è titolare inamovibile a Trento, ma soprattutto è friulano.

«Di Coseano» dice subito, fiero delle sue origini. La fine del progetto Snaidero nell’estate 2011 l’ha fatto finire in Trentino. E lì ha trasformato una città che viveva solo per la pallavolo, pluricampione d’Italia e d’Europa negli ultimi anni, in una piazza pazza anche per il basket. B1-A1 in soli tre anni.

Udine ascolta, con idee chiare, programmi e fiducia nei giovani non è un salto poi tanto “mortale”.

Davide, sei il più forte giocatore friulano di basket...

«No...c’è anche Cusin, gioca in Nazionale e prende un sacco di rimbalzi».

Lo dicono le cifre...

«(Risata ndr) beh, se sono consideato forte mi fa piacere. Ma il basket è uno sport di squadra. Diciamo che Trento è un grande gruppo, c’è un grande allenatore e stiamo facendo bene quindi...».

Com’è cominciato tutto questo?

«Minibasket a Fagagna, l’istruttrice era mia mamma Anna. Se n’è andata nel 2008 portata via da un brutto male. Era di Torino, giocava a pallavolo, ma era anche istruttrice di minibasket. Ecco, la palla in mano me l’ha messa lei...».

Poi c’è papà Andrea, un lungo super tra anni ’80 e ’90 nei campi della serie C...

«Certo. La mia è una famiglia di sportivi, mio fratello Marco ora gioca in Nebraska in uno junior college, segna 15 punti di media, c’è una borsa di studio in ballo in un’università più “competitiva”. Insomma, potrebbe finire in una squadra che fa il campionato Ncaa, speriamo bene».

Idoli da bambino?

«MJ (ndr, Michaele Jordan, anche se è superfluo), Carlton Myers».

Cos’era per te il basket da piccolo?

«Un divertimento, ci giocava mio padre, mi piaceva: insomma, mi divertivo. Nessun sogno particolare, ero un bambino».

La svolta?

«Nel 2004 fui chiamato nelle giovanili della Snaidero, Fagagna faceva parte di quel progetto. Non mi facevano giocare, l’anno dopo in autunno un giorno tornai a casa e dissi ai miei genitori che in palestra non ci sarei più andato».

Poi?

«Un po’ di nuoto finchè mio padre andò a parlare con i dirigenti Snaidero e mi riportò a Fagagna dove giocai fino a 18 anni».

I coach della sua carriera?

«Buscaglia ora, nelle giocanili Marco Bon, Teddy Devetak, Lorenzo Bettarini, Goran Biedov e ovviamente il ct Pianigiani.

E Sacchetti?

«(Accenna un sorriso ndr) Giocai nella Snaidero per l’Under 19, a fine novembre 2008 Caja venne esonerato dalla prima squadra, Sacchetti mi vide in palestra e mi volle subito ad allenarmi con i grandi».

Ricorda quel giorno?

«Tanta umiltà e timidezza. Antonutti, Di Giuliomaria e Zacchetti mi mettono a mio agio».

E quelle calze lunghi al ginocchio anni ’70 e ’80?

«Ci giocava mio papà così. È vero, in spogliatoio a Udine mi prendevano in giro. Anche a Trento nei primi mesi».

Adesso i ragazzi trentini nei campetti la imitano...

«No dai...».

Primo canestro in A1?

«Siena, Snaidero già retrocessa: Contento sbaglia il secondo libero, prendo il rimbalzo e segno. Nel palasport della squadra mito».

Poi?

«Due anni in A2 giocando poco con Cavina e Garelli. La Snaidero chiude e io vado a Trento in B1. Squadra giovane, città filo-volley. All’inizio del campionato in centro a Trento ci scambiavano per pallavolisti, alla fine il palaspoprt era pieno e in trasferta a Torino, nella serie finale, avevamo 500 tifosi al seguito».

Tre anni dopo è in A1 dopo essere stato eletto un anno fa in LegaDue miglior giocatore del torneo...

«Un sogno. Lottiamo per i play-off, la città è entusiasta, la società crede in me, sto giocando bene e siamo un gruppo meraviglioso».

È uno dei migliori giocatori del campionato...

«Non esageriamo...».

Lo dicono le statistiche. Ora qual è il tuo sogno?

«Sto bene a Trento, giocare in A1 è già un sogno, ma....disputare un’Eurolega è un mio obiettivo, ora lo posso dire».

Il giocatore che l’ha fatta ammattire quest’anno in campionato?

«Peric di Venezia, è un tipo come me. Spigoloso, sgusciante: all’andata non l’ho mai visto...Per il resto ammiro giocatori come Basile, Kleiza».

Avessi anche il loro tiro da tre punti...

«Infatti sto cercando di costruirmelo. E poi di migliorare fisicamente. Per il resto in campo do tutto».

Fidanzato?

«Sì, si chiama Elena, l’ho conosciuta un anno e mezzo fa a Trento in un pub».

Davide, due cose ancora: in estate ci sono gli Europei...

«Un anno fa ho fatto parte del gruppo, un gruppo incredibile guidato da uno splendido Datome. Ma per gli Europei dovrebbero giocare anche Gallinari, Belinelli e Bargnani, i nostri assi Nba, più o meno tutti nel mio ruolo...speriamo».

Udine sta cercando di tornare nel basket che conta. Ce la farà?

«Conosco Poltroneri, il leader della squadra di Corpaci, perchè l’anno scorso giocava con me a Trento. Ai tifosi della Gsa dico che con lui possono stare tranquilli: è un vincente, in B2 è un lusso. Poi per fare il doppio salto serve un gruppo granitico con giovani forti».

Magnifico Davide. Chiama ancora la Dnb con il vecchio e più comprensibile nome B2, gioca con le calze al ginocchio anni ’70-80 e ha un’umiltà da esportare ai ragazzini, spesso svogliati o esaltati da genitori che scaricano sui loro figli i loro obiettivi mancati.

E poi tifa per l’Udinese. Due domeniche fa al Friuli ha esaudito il sogno: conoscere e scambiare la maglia con capitan Di Natale, il suoi idolo.

«Ho portato la maglia in spogliatoio a Trento così i quattro italiani della squadra oltre all’argentino Forrai, patito del Napoli, la smetteranno di prendermi in giro».

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