Da Buja a Parigi, Milan a un passo dalla storia: sul podio dei Campi Elisi in maglia verde
Il friulano, vincitore di due tappe al Tour de France, ha conquistato matematicamente la classifica a punti: «Fantastico, ma devo arrivare al traguardo dell’ultima tappa»

Lui dice che non è ancora tempo di fare festa, che manca ancora una tappa, che a Parigi oggi può succedere di tutto. «Sono un po’ superstizioso sapete...».
Ma dopo 15 anni un altro italiano salirà sul podio dei Campi Elisi per indossare la maglia verde della classifica a punti. La laurea per un velocista nella corsa delle corse.
Se la tappa di La Plagne aveva spianato la strada a Jonathan Milan, con le ultime vere montagne superate dentro il tempo massimo, la penultima tappa con arrivo alla graziosa Pontarlier, sotto la pioggia, ha dato la sicurezza matematica.

Né il friulano della Lidl Trekné la maglia gialla di Tadej Pogacar (Uae), che lo seguiva a 80 punti ed era l’unico teoricamente in grado di poterlo superare, hanno fatto punti.
Così oggi per il velocista capace di vincere al debutto alla Grande Boucle due tappe in volata (a Laval e Valence, oltre a due secondi posti), non resterà altro da fare che portare la bici al traguardo per salire sul podio dei Campi Elisi.

L’ultimo italiano a farlo è stato Giulio Ciccone, tra l’altro compagno di squadra di Milan, al Tour del 2023 con la maglia a pois, quella di re della montagna, anche se bisogna ritornare indietro di 11 anni, al 2014, per trovare un azzurro sul gradino più alto della generale. Era l’anno di Vincenzo Nibali e, curiosità, un altro bujese come Alessandro De Marchi venne premiato con l’Arco di Trionfo sullo sfondo con il numero rosso del più combattivo.
Insomma, Buja, paese friulano risorto dalle ceneri del terremoto di quasi 50 anni fa, si porta a casa un bel record. «Sono felice, ero al debutto al Tour - spiega Milan – . Ho cercato di divertirmi, ho gioito, ho sofferto, sono stato sostenuto da compagni grandiosi».
Il futuro? «Una sola parola: migliorare. Lavorare duro per migliorare sempre».
Gli chiedono che forse la testa in volata dovrebbe tenerla più bassa. Lui vince un altro sprint davanti ai microfoni: «Sono alto 1.94, io ci provo, ma venite voi al mio posto...». Sdang, il ragazzone, solo apparentemente timido, non ha solo watt da far paura.
E il Tour? La tappa era per fughe da lontano e la fuga da lontano c’è stata con Re Taddeo che ha controllato dall’alto dei suoi quasi 4’26”di vantaggio su Jonaas Vingegaard (Visma). Oggi si prenderà il suo quarto Tour, vede già Anquetil, Hinault, Indurain, Merckx a quota 5.
A vincere ieri è stato, con un bel numero (peccato per Simone Velasco, Astana, quinto), Kaden Groves (Alpecin). Il velocista australiano ha salutato i compagni di avventura 16 km prima di Pontralier.
Ora non chiedete a Milan di fare come lui, l’australiano, abbiamo il forte sospetto, si stia trasformando in passista veloce stufo di essere battuto dalla nuova maglia verde del Tour.
Una maglia che salva il bilancio del ciclismo italiano alla Grande Boucle (oggi sui Campi Elisi e la salita di Montmartre RadioTour dice che non ci sarà volata, ma mai dire mai) e che fa la storia.
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