A un passo da Parigi: Milan supera l’ultima tappa alpina, per la maglia verde è quasi fatta
Salvo inattesi colpi di scena, la tappa di sabato non dovrebbe riservare sorprese: il friulano domenica arriverà ai Campi Elisi da vincitore la classifica a punti

La Plagne, alpi francesi, poco distante da Albertville, da dove la 19ª tappa del Tour de France era partita e dove nel 2030 torneranno le Olimpiadi invernali.
Piove, quasi grandina, sono passate da poco le 18, a 29’32” dall’arrivo del vincitore di giornata Tymen Arensman (Ineos) taglia il traguardo nel gruppo dei velocisti, 6 minuti prima del tempo massimo, la maglia verde Jonathan Milan (Lidl Trek).
I colleghi, compagni d’una giornata terrificante per gli sprinter, come può essere una tappa alpina bagnata a tre giorni dalla fine della Grande Boucle, si complimentano col friulano coperto dalla mantellina.
Stremato, ma felice. Il padovano Alberto Dainese (Tudor) gli dà una pacca sulla spalla. Nei giorni scorsi aveva confessato che Milan gli ha promesso la maglia verde a Parigi.
Sì, a meno di stravolgimenti nella Nantua-Pontarlier dwl 25 luglio insolita tappa fatta apposta per i fuggitivi da lontano e con qualche salitella il giorno prima di Parigi, e nel gran finale di domenica sul circuito dei Campi Elisi (con tre scalate a Montmartre), il 24enne friulano di Buja confezionerà un’impresa che entrerà nella storia dello sport friulano, ma anche italiano.
Da debuttante alla corsa più importante e dura del mondo, il velocista della Lidl Trek, che nemmeno quattro anni fa vinceva l’oro olimpico a Tokyo 2021 col quartetto della pista, ormai vede la maglia verde della classifica a punti, che al Tour finora hanno vinto solo due italiani, e che italiani: Franco Bitossi ed Alessandro Petacchi, ultimo a farlo 25 anni fa.
E Milan sta per farlo avendo, al momento, perché anche domenica potrebbe provarci, vinto due tappe (Laval e Valence) allo sprint finendo secondo in altrettante e salvando così il bilancio del ciclismo italiano, altrimenti a secco.
Venerdì ha fatto un altro capolavoro portando a spasso i suoi 88 kg sulle montagne sotto la pioggia, puntando a chiudere entro il tempo massimo dopo aver vinto in avvio il traguardo volante di giornata e aver allungato ancora nella classifica a punti sul re del Tour Tadej Pogacar.
È la Grande Boucle, signori, una corsa ad ostacoli ogni giorno, una gara durissima, ad eliminazione dove, per dare un’idea, l’ottavo nella generale, il vincitore del Giro 2023 sul Lussari, Primoz Roglic, è a 25 minuti dalla maglia gialla.
Venerdì l’ostacolo di giornata è stato un’epidemia bovina nella zona, che ha costretto gli organizzatori ad accorciare per motivi di sicurezza la tappa dai 130 km previsti ai 90, evitando il passaggio sul duro Col de Saisies. Un vantaggio? Relativo. Meno salite, tappa più corta, più veloce e tempo massimo abbassato.
Poi è arrivato, come nella frazione di giovedì al Col de la Loze, il maltempo a complicare la vita ai corridori.
E così tra i big, salvo un velleitario tentativo di fuga proprio di Roglic, la resa dei conti è arrivata sulla salita verso La Plagne. Lunghissima. Arensman, dopo aver vinto sui Pirenei, ci riprova, la maglia gialla lo tiene a tiro, Jonaas Vingegaard (Visma) non attacca, tra Florian Lipowitz (Red Bull Bora) e Oscar Omen (PicNic) ballano 22 secondi per il terzo gradino del podio e a prevalere è il primo. Alla fine Pogacar non fa il cannibale, vince Arensman, Vingegaard è secondo, lo sloveno, padronissimo del Tour, è terzo, ha anche la maglia a pois di re dei monti, sale pure a 272 punti nella classifica a punti, ma Milan veleggia a 352. Inarrivabile. E felice.
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