Cori, brindisi e applausi: così Buja ha vissuto il giorno di Milan in maglia verde
Al bar da Ugo, nella borgata di Ursinins, il covo del campione, l’abbraccio di parenti e amici. La nonna Marcella: «Emozione grande, alla vigilia mi aveva promesso di arrivare a Parigi in verde»

«Nonna, io arriverò a Parigi con la maglia verde». La promessa davanti a una piatto di pasta, in un pranzo come tanti, in cui un nipote chiama all’ultimo utile e si presenta a mangiare a casa della nonna. Il nipote, in questione, però si chiama Jonathan Milan e domenica si è conquistato, una volta di più, gli occhi del mondo, salendo sul podio degli Champs-Elisées con la maglia verde, riservata al vincitore della classifica a punti del Tour de France.

Ed è per questo che, domenica, Buja si è trasformata in un piccolo angolo di Parigi. Il Duomo di Santo Stefano come Notre Dame, il monte di Buja come Montmartre. E poi il bar, da Ugo, a Ursinins, il quartier generale della Milan-mania. Qui, nel pomeriggio di domenica la comunità di Buja si è riunita per assistere al trionfo del proprio figlio prediletto nell’ultima tappa del Tour. Sì, perché Jonny – qui è solo Jonny – è uno di loro. Ogni volta che il nativo di Buja appare in favor di telecamere, parte la festa: «Alé, alé, alé Jonathan Milan », è la colonna sonora di un pomeriggio in cui la sua gente ha scortato a distanza il suo ragazzo in verde nella sua passerella verso i Campi Elisi.
In prima fila, già dalle prime ore del pomeriggio, nonna Marcella: «Ogni giorno è stata un’emozione unica era il suo sogno. Prima di partire è venuto a pranzo da me e me l’ha promesso: “Nonna, io arriverò a Parigi’”. E quando Jonathan appare in tv vestito di verde sul podio di Parigi, al bar da Ugo di Ursinins, gli occhi di tutti sono intrisi di quel misto di felicità e commozione che provi solo quando vuoi bene a qualcuno. «Non vedo l’ora che torni, mi mancano i suoi abbracci – aggiunge nonna Marcella – perché gli abbracci di Jonathan sono abbracci avvolgenti, e sta dimostrando tutto il bene che lui vuole a tutti noi».

C’è tutta la parte della famiglia allargata che non è volata in Francia. A fare gli onori di casa, lo zio Arrigo: «Oggi (domenica, ndr) è una giornata di festa. Se l’è meritato, quest’anno ha alzato l’asticella e noi siamo orgogliosi e felici di quello che sta facendo». «Sono ventuno giorni che siamo emozionati, ormai abbiamo fatto il callo» – racconta invece nonno Eligio, che ha preferito assistere alla tappa del nipote qualche fila più indietro.
E se l’ultima frazione, dal punto di vista sportivo per Milan è stata una tranquilla passerella, nel cuore dell’altra nonna, Angela, la mamma di Flavio, padre di Jonathan la tensione rimane fissa finché le ruote non smettono di girare: «Mi fa perdere tanta di quella voce e tanti di quei rosari», racconta una volta che nipote ha superato il traguardo. E, in effetti, l’ansia è condivisa anche dalla consuocera Marcella: «Adesso solo rilassata, ma sono intervenuta prima, con alcuni tranquillanti omeopatici», confessa. Ma i ragazzoni Milan sono due, e dunque nel covo da Ugo non può mancare il fratello Matteo, che corre nella Lidl trek Under 23. Arriva con più calma, sembra il più emozionato del gruppo: «Questo per lui il punto di arrivo dopo tanti allenamenti e tanti sacrifici». Matteo non vede l’ora che il fratello rientri, anche perché ha qualcosa da dirgli: «Con Jonathan abbiamo in piedi alcune scommesse tra di noi, chissà se avrà vinta o perso (ride, ndr). Ci sarà da prenderlo un po’ in giro». E in attesa di capire chi avrà avuto la meglio nel gioco fra fratelli, la mente è già al domani: «Speriamo che sia solo l’inizio, sia tra le prime di una serie di maglie», racconta.

Anche il bar è vestito di verde: i baffi («perché è la prima volta che Jonny sfoggia la barba») distribuiti a tutti i presenti, le decorazioni, i pon pon attaccati alle sedie, il titolare Luca dietro al banco si è trovato a servire più acqua e menta del solito. Senza dimenticare le maglie celebrative. Tra queste ne spiccano alcune: sono verdi, neanche a dirlo, e griffate Ursinins, la borgata del campione. «Queste le abbiamo create quando ha vinto le Olimpiadi - spiegano Elena e Giulio, che Jonathan lo hanno visto nascere – il fatto che siano di questo colore è un segno del destino. D’altronde, il verde è proprio il colore della borgata, il ragazzo è un figli di Ursinins e questo è un cerchio che si chiude». A portare l’affetto di Buja c’è anche la sindaca, Silvia Maria Pezzetta: «Questo successo ha un valore enorme, siamo orgogliosi e gli dobbiamo molto. Gli faremo una bella festa». Una festa, un’altra. Sì, perché a Buja sono e saranno giorni di entusiasmo collettivo, in cui la comunità, tra un coro e l’altro, è pronta a celebrare il ragazzo che l’ha portata sotto i riflettori del mondo
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto