Brutto ko al Carnera: la Gsa prende da Cagliari uno schiaffone

Inizio spumeggiante di Udine che poi pian piano si spegne. E Diop vince in Friuli la classica partita dell’ex (applaudito)

Due premesse: Cagliari non è più la squadra balbettante dell’andata che Udine domò grazie a un suicidio collettivo dei padroni di casa piuttosto che per meriti propri. E sabato sera, 16 marzo,  al Carnera l’ha dimostrato vincendo grazie a uno Janelidze ex Alma in versione derby e a due americani come Miles e Johnson tutt’altro che sprovveduti. Seconda premessa, onore a quel manipolo di tifosi sardi, che sono arrivati da Cagliari per stare vicino ai loro beniamini.

Poi la partita. Che i sardi hanno vinto meritatamente perché, dopo aver visto per dieci minuti giocare Udine in velocità fare assist a raffica a divertirsi, hanno pensato bene che, giocando sulla troppa sicurezza e sui difetti della squadra friulana, il colpaccio, un sontuoso colpaccio in chiave salvezza, era possibile. La Gsa prova a indirizzare subito la contesa con un inizio frizzante. I locali segnano da fuori, corrono, stoppano. Come Mortellaro che sul finire del periodo fa capire all’ex discepolo Diop (applauditissimo) che potrebbe essere dura la partita nel suo primo ritorno a Udine (ma alla fine il baby si prenderà la rivincita). La cosa più bella che la banda di Martelossi fa è quella di divertirsi in campo. Nei primi dieci minuti (chiusi sul 24-17) abbiamo contato sette assist: Powell per Mortellaro, Simpson per Cortese, e via. Un gran bel vedere. E’ vero, gli assist sono il termometro migliore per misurare la solidità di un gruppo. Ma non bastano, il basket è soprattutto sostanza.

Come quello di Osumane Diop. Eravamo curiosi di vederlo, dopo mesi a far panca ma anche esperienza in allenamento con fior di giocatori Usa a Sassari. Stoppata subita in avvio dal prof a parte, per fisico e attitudine, farà la sua strada a patto che costruisca un tiro da tre e si allontani dal canestro dove, al piano di sopra, trova montagne insormontabili da scalare.

Torniamo alla partita. Udine nel secondo quarto, come spesso fa, decide all’improvviso di togliere il piede dall’acceleratore e si fa uccellare da Cagliari con un break che rimette in equilibrio il match e costringe Martelossi al time-out. Quando la truppa di Pedone si siede in difesa o non trova fluidità in attacco è a forte rischio caduta. Il quarto finisce 40-38 con un Simpson sparito dopo una tripla in avvio. Costringere Cagliari a finirla con quella zonetta indigesta o comunque con le trappole della sua difesa sarà la chiave del match. E per questo, Simpson, Spanghero, Cortese e soprattutto un Powell (alla fine 23 punti) di nuovo debordante fisicamente, sembrano armi più che adeguate. Due triple di Powell, tre canestri di Pellegrino (immarcabile per i sardi) e una difesa adeguata e l’inerzia del match è di nuovo dei padroni di casa a metà quarto. Janelidze, Rullo e Miles invece ridanno a Cagliari più di un motivo per pensare di far bottino nella lunga trasferta friulana.

La Gsa inizia l’ultimo periodo con un punto di margine (57-56). I due canestri “divorati” da un Mortellaro solitamente preciso, sono un vero campanello d’allarme. Perché Miles si infiamma e Cagliari mette addirittura la freccia. A Udine mancano l’energia di Nikolic (abulico): Udine si è impantanata in una partita che non pensava di dover giocare. Errori a raffica mettono una fifa nera ai soliti 3.400 del Carnera (anche perchè il Bologna del calcio sta vincendo). A 5’ dalla fine Cagliari è arroccata con la zona nel suo fortino, ha tre punti di vantaggio (62-65), crede nell’impresa. Il palasport ruggisce, il bonus raggiunto da Udine presto non aiuta. Gli errori in serie di Powell e Simpson (brutta partita) e l’ennesimo di Cortese, che poi si fa male e resta a lungo a terra (forse gomito ko), mettono la Gsa con le palle al muro. Diop da sotto regala il +4 (64-68) a Cagliari. Mancano 3’21”, i sardi giocano una sorta di match-point in attacco.

Penna recupera la palla, Pellegrino segna da sotto, Spanghero recupera un altro pallone e Powell impatta. In un amen, anzi in 1’11”. Parità a 2’11” (68-68). Powell stoppa, Udine sbaglia con Simpson, parapiglia dall’altra parte, Cagliari fallisce tre tiri da sotto finché Johnson a 8” dalla fine ha due liberi per vincerla la partita. Ne segna uno in un frastuono assordante. L’ultimo attacco è di Udine dopo il time-out. Per la prima volta in campionato la Gsa si gioca una gara così in casa. Spanghero prende un fallo, ma non c’è il bonus. Sei secondi. Tripla di Penna, il meno indicato a tirarla, e partita persa. Cagliari l’ha meritata ampiamente. All’ultima azione un americano come Simpson non può “passare” un tiro. In vista dei play-off, che avrebbero potuto essere già matematici, non è un bel segnale.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto