Brutto fallo e la rotula fa crac, giovane attaccante starà fermo un anno: «Dagli avversari neanche una telefonata»

In dicembre a Trieste è iniziato il calvario del 17enne Mattia Respino del Rivignano. «Sono amareggiato, il fallo non era volontario, ma dal Domio solo silenzio»
Mattia Respino, 17 anni, attaccante del Rivignano: dopo l'operazione cui è stato sottoposto, dovrà stare fermo un anno
Mattia Respino, 17 anni, attaccante del Rivignano: dopo l'operazione cui è stato sottoposto, dovrà stare fermo un anno

RIVIGNANO. Difficile credere che tutto serva nella vita, specie quando sembra che il destino abbia concertato una congettura astrale per farci soffrire anche là dove ci si dovrebbe solo divertire, come nel caso di Mattia Respino.

Quella “maledetta domenica” del 9 dicembre, infatti, tutto ha girato davvero contro il 17enne attaccante “di scorta” del Rivignano, Prima categoria, fin dalle convocazioni che lo hanno portato in campo a Domio, favorito anche dalle assenze di compagni più esperti.

«Avevamo molti infortunati e così il mister mi ha messo in partita. Ero appena entrato e al primo pallone toccato due avversari mi sono entrati contemporaneamente, uno davanti e uno dietro. È stato un tamponamento e quello davanti mi è venuto addosso con tutto il peso.

Ho sentito una forte botta dritta sul ginocchio, poi mi sono ritrovato a terra, mi sono toccato la gamba e ho sentito che mancava qualcosa».

Quel qualcosa di cui parla Mattia era la sua rotula, spaccata in tre punti, collassata, al punto che quando la mano è stata tolta, alla tremenda visione di quell'infortunio, i compagni hanno chiamato i soccorsi. «Sono rimasto cosciente, ho parlato con tutti e non sentivo dolore, solo molto freddo».

Quaranta minuti dopo è arrivata l’ambulanza, poi la corsa a Cattinara, dove Mattia ha cominciato l’altra partita, quella col dolore e con l’incertezza di ritrovare l’eccezionale normalità, che per questo ragazzo consiste nel poter tornare a giocare di nuovo a calcio.

«Ero avvilito, ho aspettato due ore senza neanche avere il telefono a disposizione, sono stato immobilizzato e il 13 dicembre mi hanno operato. Dopo l’intervento sono rimasto sette giorni sotto morfina, per i dolori lancinanti provati, e da poco mi hanno tolto il tutore», racconta Mattia, che nel ginocchio si ritrova due ferri che formano una sorta di “8”, quello che in gergo medico si chiama cerchiaggio, utile per ricompattare la rotula.

Dovrà tenerlo un anno, poi si vedrà. «I medici mi hanno detto che il mio fisico forte mi ha aiutato, non si sono rotti neanche i legamenti del ginocchio e questo mi fa ben sperare: punto a riprendere a giocare. L’anno scorso mi sono operato alla mano dopo avere preso un calcio che mi ha fatto spostare la nocca del pollice.

Allora finii la partita: quello che mi dispiace è che a distanza di un mese nessuno degli avversari si è fatto vivo per sapere come sto, anche se il fallo è stato accidentale e non volontario su quel pallone che mi sono allungato».

Eppure della gravità dell'infortunio si erano tutti accorti in campo. «Appena successo c'è il dramma poi si va avanti nelle difficoltà, anche se adesso sto saltando scuola (Mattia studia allo Zanon di Udine ndr) e non so se come andrà il recupero. In questo periodo sto capendo chi mi sta davvero vicino».

Auguri allora, con la speranza di ritrovare in campo questo giovane attaccante che si definisce «vivace e prestante, anche se non ha piedi d'oro». —




 

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