Boxe, Turchi re di Sequals Rosi: «Pochi come Primo»

Show durante e dopo l’assegnazione del titolo intercontinentale Wbc silver Sul ring l’ex campione del mondo ricorda il proprio exploit negli Stati Uniti
SEQUALS. Alla 32ª edizione del “Carnera”, il prestigioso trofeo, un calco a grandezza naturale del guantone originale di Primo Carnera, impreziosito da tessere di mosaico dorate, è stato assegnato a Fabio Turchi, neocampione intercontinentale Wbc silver massimi leggeri. Al termine della lunga kermesse pugilistica, organizzata dalla Boxe Loreni, a Sequals, questa è l’immagine rimasta impressa negli occhi dei tanti spettatori in piazza: Fabio Turchi, erede per una notte del grande Carnera, che solleva la cintura e regge la scultura.


Una scultura scomoda da reggere, ingombrante. Proprio come l’eredità di Primo Carnera. In effetti, con buona pace di Fabio Turchi, che sul ring ha fatto il suo dovere, sconfiggendo l’avversario, non si può certo dire che la disputa del titolo intercontinentale abbia offerto uno spettacolo tecnicamente sopraffino: il match-clou è parso da subito disequilibrato, col pugile della scuderia Loreni a fare il match e l’argentino Crenz a tentare di opporsi. Sotto il profilo tecnico, Turchi non ha mostrato – non ne ha avuto il tempo – quei colpi che, in palestra, gli erano valsi il soprannome di “spaccapietre”: sì, ha colpito l’argentino al corpo, mirando al fegato, ma non s’è visto mai un colosso di 90 kg e quasi 2 metri, piegarsi in due, dopo tre riprese, e chiedere all’arbitro di interrompere. Sul momento, Turchi ha esultato ma poi, a mente fredda, è difficile pensare che sia rimasto pienamente soddisfatto. Battere Cesar David Crenz, ex campione nazionale argentino dal nome regale ma dalla boxe passiva, avrebbe dato soddisfazione a Turchi, forse, dieci anni fa. Non oggi, con quasi 15 anni di differenza tra Turchi e Crenz e livelli di motivazione agonistica, nei due, apparsi a tutti abissalmente distanti.


Comunque, nel complesso, la giornata non è stata avara di agonismo autentico: sono piaciuti i dilettanti under 19, italiani e croati, che se le sono date di santa ragione, chiudendo il dual match in parità, con tanti verdetti assegnati prima del limite per ferita: insomma, boxe vera. E, appunto, tornando all’eredità di Carnera, a pensarci bene, a Sequals qualcuno che abbia saputo reggere degnamente il confronto con la figura del “grande” Primo c’è stato, invero: verso le 19.30, un frammento di storia della boxe ha ripreso vita quando, sul ring, è salito Gianfranco Rosi, tecnico della Nazionale italiana youth, ex campione italiano, europeo e mondiale. L’ex pugile ha usato poche parole, pesanti d’orgoglio: «Sono fiero di essere a Sequals, paese di Carnera: in fin dei conti, solo lui, io e Nino Benvenuti siamo riusciti a vincere il titolo mondiale negli Usa, quando tutti dicevano che era impossibile». Carnera avrebbe apprezzato.


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