Basket: Udine contro Treviglio, per coach Vertemati è la partita del cuore

Il tecnico dell’Apu ci ha raccontato le sue emozioni del momento con la consueta schiettezza

Giuseppe Pisano
Adriano Vertemati, 42 anni, è originario della Valtellina ma ha allenato per nove stagioni a Treviglio
Adriano Vertemati, 42 anni, è originario della Valtellina ma ha allenato per nove stagioni a Treviglio

UDINE. Serata amarcord – venerdì 29 marzo – per Adriano Vertemati, per la prima volta avversario della Blu Basket Treviglio. Nove anni insieme non sono poca cosa, specie in uno sport come il basket dove le panchine saltano con molta frequenza. Il tecnico dell’Apu ci ha raccontato le sue emozioni del momento con la consueta schiettezza.

Vertemati, cosa rappresenta per lei Treviglio, come città e come società di pallacanestro?

«È la città dove ho vissuto nove anni, vi è nata e cresciuta mia figlia. Lei ci vive, mia mamma anche: la sua abitazione è di fronte al palasport. Per me è una seconda casa, sono molto legato a Treviglio, ci vado appena ho il giorno libero e se posso vado anche a vedere la partita.

La società Blu Basket mi ha dato la possibilità di allenare una squadra senior dopo Monza e le giovanili Benetton, abbiamo portato avanti un progetto dalla B1, poi alla Dna Silver e alla A2. Insieme abbiamo lanciato giocatori e ci siamo tolti tante soddisfazioni».

Un percorso di 9 anni e 302 panchine. Il ricordo più bello?

«Ho una maglietta che mi regalarono per le 300 panchine, poi arrivò il Covid e ci fermammo a 302. Di momenti indimenticabili ne ho due o tre. Il più recente è la semifinale con Treviso nel 2018/2019, li portammo a gara cinque: ci arrivammo eliminando Verona nei quarti con alcuni canestri di Lorenzo Caroti, il pubblico era in visibilio.

Ricordo volentieri anche la stagione 2014/2015 in cui ci salvammo con 9 under in squadra e agli ottavi play-off costringemmo Biella a garatre. I momenti belli sono stati tanti, ovviamente quando le aspettative sono meno elevate è più semplice».

Un ricordo amaro?

«Sinceramente ci devo pensare e questo la dice lunga. No, nessuna delusione forte, siamo sempre stati sopra il 50% di vittorie».

Come mai un ciclo così lungo a Treviglio?

«Pensate che potevano anche essere undici anni, avevo altri due anni di contratto. Quando si è contenti reciprocamente, è facile andare avanti. Sentivo grande fiducia addosso, non avrei mai deciso di chiudere, poi arrivò il Covid».

Affronta Treviglio per la prima volta da avversario. Sensazioni?

«Onestamente non sento grandi emozioni, dato che si gioca a Udine e la Blu Basket attuale, un’avversaria forte, è molto cambiata da quanto c’ero io».

Lo sa che se la fase a orologio finisse oggi nei quarti play-off l’Apu troverebbe Treviglio?

«Se così fosse, allora mi rifarete la domanda (ride, ndr)».

C’è qualcosa di simile fra Treviglio e Udine?

«Come club non giudico la Blu Basket attuale, dico solo che quella in cui c’ero io era agli antipodi dell’Apu di oggi. Come città Udine è più grande e ha più natura attorno, Treviglio è più industriale, stretta nel triangolo Bergamo-Brescia-Milano. Io però non sono un viveur, mi piace starmene a casa».

Treviglio con il recupero di Miaschi, Pacher e Guariglia può essere una mina vagante?

«Al completo vale i 6-7 top team di A2. Senza infortuni era senza alcun dubbio fra le prime 4 nel girone Verde. I loro investimenti sono sotto gli occhi di tutti, non lo scopro certo io».

Parliamo di Apu. State inserendo Cannon mentre Clark è ai box, possiamo definirlo un momento di transizione?

«Tutta la fase a orologio è qualcosa di complicato, visto che si fatica a trovare un senso oltre al “vinciamo questa partita”. Può cambiare una posizione, il che non cambia la vita. Abbiamo iniziato inserendo De Laurentiis, che ha preso il posto di Vedovato, senza stravolgimenti.

Ora è un momento particolare, la squadra pensata con Cannon al posto di Delia non l’abbiamo ancora vista per l’infortunio di Clark. Abbiamo le idee chiare ma navighiamo a vista, troviamo comunque le soluzioni per essere competitivi».

Perché avete scelto Cannon?

«Lo avevamo guardato già in estate, ma non dava garanzie fisiche e abbiamo fatto altre scelte. Lui ha la dimensione perfetta per la A2, non di centimetri ma di bidimensionalità e atletismo. Ora che ci serve maggior dimensione interna, abbiamo pensato fosse la miglior presa disponibile sul mercato».

Clark per venerdì ce la fa?

«Io spero di avere tutti, ma al momento non lo so anche perché non decido io».

Delia è ancora sul pezzo?

«Sì, è un ragazzo strepitoso, professionale. È sul pezzo, partecipa, fa…il Delia. Coi suoi pregi e i suoi difetti. È parte del progetto, infatti nel corso della stagione ha saltato solo una gara per infortunio».

Per chiudere: dopo la partita di Trapani crede di più o di meno alla promozione?

«Ci credo uguale». —

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