L’attacco e l’apporto dei nuovi: ecco i problemi dell’Apu

Tre partite di serie A e tre sconfitte per gli uomini di Vertemati, malgrado le buone prestazioni. I segnali positivi arrivano dalla fase difensiva

Giuseppe Pisano
L'Apu saluta i tifosi dopo il match con Brescia. Foto Petrussi
L'Apu saluta i tifosi dopo il match con Brescia. Foto Petrussi

Apu, ancora non basta. Tre partite di campionato e tre buone prestazioni, ma il successo non arriva e a sei giorni dal derby con Trieste ci si chiede cosa manchi per rompere il ghiaccio. La gara casalinga con Brescia ha confermato che in serie A, specialmente contro avversarie di prima fascia, regalare una frazione di partita può risultare fatale, ma non è l’unica risposta.

Produzione offensiva

Nelle tre gare disputate finora, nei 40’ regolamentari Udine ha messo a segno 71 punti a Reggio Emilia, 72 contro la Virtus (80 dopo l’overtime) e 72 contro Brescia. La media è di 71,4 punti nei 40’, che diventano 74,3 conteggiando anche il supplementare della seconda giornata. L’Apu è sul fondo della graduatoria, dove c’è anche Cantù con 71,7 punti realizzati a partita, che in serie A sono davvero pochi: ben 12 squadre su 16 sono abbondantemente sopra gli 80 punti di media.

Nemmeno scrutando le percentuali c’è da stare allegri: i bianconeri sono al 14° posto nel tiro da due (48%), al 13° nei tiri da tre (29,3%) e al 14° posto nei tiri liberi (67,9%). Anche in questo caso viaggia molto male Cantù, ultima per tiri da due (45,5%) e da tre (27,2%), penultima dalla lunetta (63,3%). Udine ha l’attenuante di aver affrontato tre squadre forti, ma queste graduatorie fanno pensare che per le due neopromosse l’impatto con la categoria non è dei più semplici.

Nuovi sottotono

 La partita contro Brescia ha messo a nudo un altro problema dell’Apu: dei 72 punti realizzati, ben 48 (il 66%) è stato fatturato da tre giocatori della cosiddetta “vecchia guardia”, mentre i nuovi arrivati ne hanno scritti a referto la miseria di 24 (il 33%). Certo, Dawkins non era a disposizione, ma il discorso non cambia. È sotto gli occhi di tutti che Brewton è l’unico che riesce a rendersi pericoloso in attacco.

Considerato il fatto che ai due centri Spencer e Mekowulu non si può chiedere di fare bottini importanti (non è il loro mestiere), ci si aspetta di più da Dawkins (domenica assente, ma poco incisivo nei primi due match) e soprattutto da un Bendzius apparso stralunato. Eppure è il giocatore del gruppo che conosce meglio la categoria, ed è notoriamente un gran tiratore dalla lunga distanza. Non può essere diventato un brocco di colpo, aspettiamo fiduciosi un immediato riscatto.

Note liete

È altresì vero che quest’Apu ha fatto vedere cose buone. Ha sempre reagito a svantaggi in doppia cifra, non ha mai sbracato e ha fatto sudare più del previsto le prime tre in classifica. Merita uno zoom la fase difensiva, che è molto incoraggiante: Apu terza difesa meno perforata nei 40’ con 76,5 punti incassati (79,7 compresi gli overtime) in una graduatoria che vede 10 squadre su 16 subire ben più di 80 punti a partita.

Domenica sera il piano gara per limitare il trio Della Valle-Burnell-Bilan ha funzionato, visto che i tre hanno prodotto 26 punti complessivi. Il problema è che contro squadre così forti arginare tre bocche da fuoco può anche non bastare: infatti ha deciso il match il play Ivanovic, 26 punti da solo con 6 triple. È la serie A, bellezza, e il livello è molto alto.

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