Apu, Coach Pancotto anticipa il derby: «Saranno decisivi i dettagli»
Il tecnico marchigiano sulla panchina di Trieste durante l’ultima sfida in serie A, datata 21 anni fa. «Udine mi sembra una squadra ben costruita e ben allenata»

Udine e Trieste tornano ad affrontarsi in serie A dopo la bellezza di ventun anni. Era la stagione ’03/’04, sulla panchina della Snaidero sedeva Teoman Alibegovic, su quella della Coop Nordest Cesare Pancotto. Due anni dopo il tecnico marchigiano, oggi 70enne, è approdato a Udine, dov’è rimasto per tre campionati. Da doppio ex attende di gustarsi il derby di domenica e ci aiuta a entrare nel clima della sfida del Palatrieste.
Pancotto come trascorre il suo tempo da quando non allena?
«Guardo in tv tutte le partite: serie A e A2, coppe Europee, Nazionale. Ho smesso di allenare, ma la passione per la pallacanestro è intatta».
Ricorda i derby di serie A fra Trieste e Udine nel ’03/’04?
«Sì. Arrivai a Trieste nel 2001 subito dopo Banchi, ora ct azzurro. Per noi il ’03/’04 fu un’annata particolare, la società era in grande difficoltà, infatti poi dovette chiudere. Udine era allenata da Alibegovic, vincemmo noi all’andata e la Snaidero al ritorno».
Dopo oltre ventun anni riecco il derby nella massima serie. Sensazioni?
«È bellissimo sia per il Fvg che per il basket moderno italiano. Stiamo parlando di due società con strutture societarie importanti e mi piace pensare che quella di domenica sia anche una sfida fra due stili diversi di gestione. Trieste ha un’organizzazione all’americana, l’Apu ha un’impronta italiana, con a capo gente del territorio friulano».
La nuova Apu che impressione le ha fatto finora?
«Partiamo col dire che ha avuto un calendario difficile, da neopromossa ha dovuto affrontare le due finaliste dello scorso anno, oltre tutto facendo i conti con gli infortuni. Mi sembra che sia una squadra solida, equilibrata, che sta trovando la chimica da serie A. È ben costruita e ben allenata».
Trieste non sta vivendo un gran momento.
«I risultati non sono buoni, ma la squadra ha talento e la società è consolidata. Avendo cambiato coach credo abbia bisogno di un vissuto assieme per ingranare. Per cambiare il trend basta un attimo, a me pare abbia le carte in regola per fare bene».
Che partita ci dobbiamo aspettare?
«Entrambe le squadre hanno bisogno di vincere. Io dico sempre che il derby è un tipo di partita che può farti rinascere. Occhio però, non è un match determinante: siamo ancora nel girone d’andata. Diciamo che una vittoria in questo momento può servire a creare positività. Mi aspetto una gara emotiva, i derby non hanno bisogno di ulteriori motivazioni, basta portare in campo l’orgoglio delle rispettive città. All’inizio ci saranno ritmi alti per togliersi le scorie delle sconfitte recenti, ma alla fine decideranno i particolari. Non c’è pronostico, tutto può accadere e attenzione a possibili ribaltamenti, perché il derby, come dicono gli americani, “is never over”. Non è mai finito».
La rivedremo prima o poi nella nostra regione?
«Sì perché sono molto legato al Fvg, da voi ho vissuto passaggi importanti della mia vita: sei anni a Trieste e tre a Udine. Avete una terra splendida, dove ho conosciuto persone che mi hanno regalato uno stile di vita che mi è rimasto dentro».
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