Andreolla: «Il Pordenone? I playoff li merita in pieno»

PORDENONE. Una vecchia conoscenza del calcio provinciale approda per la prima volta in carriera sulla panchina di una squadra senior. Sandro Andreolla, 39 anni, natico di Conegliano, da martedì è l’allenatore dell’Union Feltre. Non è certo un nome che lascia indifferenti, il suo, perlomeno nella Destra Tagliamento. Trequartista e attaccante di assoluto spessore, è stato uno degli assi del miglior Tamai di sempre, quello del secondo posto in serie D nel 2006; è stato poi il primattore della vittoria del campionato di Eccellenza del Pordenone con 20 gol in 21 partite.
La sua promozione dai giovanissimi alla guida della prima squadra bellunese, in serie D, è l’occasione per riavvolgere il filo dei ricordi e per parlare dell’attualità: dalle “furie rosse” rivali nel suo girone, ai ramarri, ai suoi ex tecnici ed ex neroverdi, Massimo Pavanel e Bruno Tedino.
Andreolla, partiamo proprio dal trainer del Palermo.
«Mostruosamente preparato. Dal martedì al sabato l’allenatore perfetto. Nella gestione del match alla domenica, a mio parere, aveva il suo punto debole. Ma negli anni, visti i risultati, è migliorato. Con lui a Jesolo nel 2009-2010 è stata una delle mie migliori stagioni con 19 gol».
Ma la stagione successiva lasciò la squadra a dicembre per andare all’Itala San Marco.
«Rimasi fuori all’inizio per un infortunio alla caviglia. E una volta rientrato il mister fece altre scelte. Nel calcio ci sta».
Andreolla allenatore: quando nasce?
«Al termine della stagione 2015-2016. L’Union Feltre, società nata dalla fusione di Union Ripa e Feltrese, mi contattò per guidare i giovanissimi sperimentali. Avevo deciso di ritirarmi (ultima stagione con la Cisonese, ndr). Accettai subito perché il mio desiderio era ed è quello di allenare e a quel club, a quelle persone, non potevo dire no, considerati i due splendidi anni da giocatore col Ripa».
Pronti, via e si fa subito notare.
«Abbiamo vinto il campionato, una soddisfazione immenso. Quest’anno alleno gli stessi ragazzi, ma nella categoria élite: continuerò a guidarli sino al termine del campionato. Mantenere l’incarico è stata la condizione che ho posto alla società: altrimenti avrei rifiutato la conduzione della prima squadra».
Ha preso il posto di Pagan e domenica comincia l’avventura a Mantova. Quali gli obiettivi?
«Abbiamo 48 punti e siamo salvi. Innanzitutto vogliamo migliorare il record di 49 punti stabilito nel 2014 (con Andreolla che segnò 9 gol, ndr). Poi, se riusciamo, sarebbe bello agguantare i playoff, distanti ora due lunghezze. A occupare l’ultimo posto è proprio il Mantova».
Il Tamai, nelle ultime tre partite, non lo incontra.
«Sto seguendo il suo campionato. Mi dispiace che sia in zona playout. Credo che il successo con l’Abano di domenica scorsa abbia dato nuova linfa al gruppo. Ha 5 lunghezze di vantaggio sul Montebelluna: se le porta a 8 può salvarsi direttamente. Non posso immaginare una serie D senza il Tamai».
E nemmeno i playoff di serie C senza il Pordenone...
«Certo. Li merita per gli sforzi che ha fatto la famiglia Lovisa. E poi al Bottecchia ho vissuto due splendide stagioni con un mister come Pavanel: al tempo si vedeva che era bravo, lo sta dimostrando ad Arezzo in serie C. La squadra adesso sarebbe salva: sta facendo i miracoli vista la situazione di difficoltà economica del club (dichiarato fallito lo scorso 15 marzo, ndr)”.
Se “furie rosse” e neroverdi chiamassero’
«Risponderei presente. Come potrei rifiutare una panchina in due società così?».
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