Al Friuli un'atmosfera meravigliosa con la Nazionale. E poi il ruggito: "Udine, Udine"

Chiamatelo il fascino della maglia azzurra. Vale per chi la indossa (è il sogno di qualsiasi calciatore professionista italiano), vale per chi segue l’Italia per professione, ma vale soprattutto per i tifosi. È roba da pelle d’oca l’atmosfera che la Nazionale riesce a creare attorno a sé. È passato un anno e mezzo dall’esclusione dal Mondiale, sembra una vita. Lo stadio Friuli, casa che l’Italia ormai frequenta con buona frequenza, lo ha confermato per l’ennesima volta. Quando le squadre entrano in campo per il riscaldamento non c’è bandiera di club che tenga. Chiellini (101 presenze in azzurro, esordì nel 2004 proprio contro la Finlandia) è il capitano dell’Italia non della Juve. Donnarumma non è il numero 1 del Milan, è il portiere della Nazionale, la Curva Nord lo applaude, nessuno lo chiama più “Dollarumma” come ai tempi in cui stentava a rinnovare il contratto con il Diavolo.
Atmosfera calda, coinvolgente. Niente insulti (almeno sul fronte azzurro, il finlandese non lo conosciamo), solo applausi. Anche durante gli inni nazionali. Quello di Mameli è cantano a squarciagola dalle 25 mila ugole azzurre che hanno il solo difetto, si fa per dire, di andare un po’ fuori tempo rispetto alle note suonate dalla fanfara della Pozzuolo. All’annuncio delle formazioni, recitate all’americana con un ottimo effetto sonoro, l’applauso più lungo se lo prende l’ex udinese Fabio Quagliarella il cui mancato ritorno non sarà mai abbastanza rimpianto dai tifosi friulani.
Lo speaker, quello che a San Siro c’è sempre in occasione delle gare del Milan è bravissimo e molto coinvolgente. Peccato che non chiami mai con il suo nome (Friuli) l’impianto ma si limiti a definirlo «lo stadio di Udine». Il grido “Italia, Italia” parte quasi continuamente. Solo al minuto numero 13 si alza un “Udine, Udine”, una sorta di autocelebrazione del Friuli. Un pizzico di delusione, forse, solo per il confinamento in tribuna di Lasagna, ma proprio un pizzico.
In tribuna tanti vip. I vertici federali nazionali e locali al completo, il presidente degli allenatori Renzo Ulivieri. In poltronissima c’è Andrea Carnevale, affiancato da Giampiero Pinzi. Dietro di loro si accomodano Lombardo e Salsano, collaboratori del ct Mancini e avversario di tante battaglie in campo nelle sfide scudetto tra Napoli e Samp. Ma anche il paròn bianconero Gianpaolo Pozzo con il vicepresidente dell’Udinese Stefano Campoccia, e il presidente del Coni regionale, Giorgio Brandolin e il sindaco di Udine, Pietro Fontanini.
Quella al Friuli, al di là del risultato finale, è stata la festa di Udine e del suo stadio, che ha festeggiato con la “ola”, celebrato anche dal presidente federale Gabriele Gravina: «Lo stadio dell’Udinese è straordinario — ha detto il numero uno della Figc — accoglie ancora una volta gli azzurri con il tutto esaurito e non fa mancare il caloroso supporto. Questo impianto è un fiore all’occhiello in Italia e un esempio da seguire». Gravina ha parlato in occasione di un incontro avuto con il patron dell’Udinese Gianpaolo Pozzo omaggiato con una maglia azzurra personalizzata con il numero 10.
«È stata una bellissima giornata per l’impianto e per tutto il Friuli — la replica del dg dell’Udinese Franco Collavino —, ospitare la Nazionale è motivo d’orgoglio e anche un modo concreto per creare valore di visibilità per il nostro territorio. Gli investimenti fatti mirano a fare di Udine una meta sempre più ambita per i big match». E per un giorno le preoccupazioni dell’Udinese sono rimaste nel cassetto. Verrà riaperto domani. —
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