Quelle parole di paròn Pozzo che facevano sognare l’Europa
Tifosi preoccupati dopo le cessioni e una rosa da completare: l’attacco è da rifare, le fasce in affanno. E la trattativa con gli americani si è raffreddata

Nei giorni in cui si comincia a respirare aria d’Europa a Udine, per il rapido avvicinarsi della finale di Supercoppa Europea di mercoledì prossimo, risuonano le parole dette da patron Gianpaolo Pozzo al Bluenergy Stadium il 6 giugno nientemeno che davanti a sua maestà Zico: «La trattativa con gli americani va avanti, imitiamo il modello Atalanta continuando a gestire la squadra con sempre l’ambizione di tornare in Europa».
Paròn, a lei che è innamoratissimo della sua creatura, sommessamente le diciamo, pensando di interpretare il sentimento dei tifosi: altro che Europa, qui si è tornati...a Frosinone.
Alla sofferenza, alla paura di quella notte di due anni fa, alle domeniche passate a piangere sul campo e sperare in aiuti dagli altri campi. Due mesi dopo quelle affermazioni davanti al Galihno, a trattativa con gli americani sopita, la sua Udinese al momento si ritrova con nell’ordine: un portiere inaffidabile (dentro e fuori dal campo) Okoye, pure squalificato; una difesa senza Bjiol, con Solet ma con il rampante Bertola; fasce ancora presidiate dai (discutibili) Ehzibue e Zemura. Un centrocampo forte, ma forte davvero con Ekkelenkamp, Atta e Kalstrom, ma un attacco al momento affidato a Davis, più fragile d’un cristallo di Boemia e Sanchez sull’Aventino. Con Lucca e Thauvin sono stati ceduti 23 gol sui 41 fatti dall’Udinese nella scorsa stagione. Chi li fa adesso?
A fronte di un bilancio già in attivo (i soldi di Samardzic lo hanno aggiustato in giugno) le casse sono piene di almeno 50 milioni freschi freschi arrivati dal mercato.
Paròn, per continuare a respirare aria d’Europa come desidera oltre ai 90 minuti del 13 agosto e non guardare già a Pisa, Lecce, Cagliari, Verona o Parma – perché questa è l’attuale realtà – bisogna subito ricostruire l’attacco e puntellare le fasce. I tifosi si fidano ancora di lei, più degli americani, lo hanno anche dichiarato al nostro giornale. Se può, faccia qualcosa.
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