Udinese, il racconto di Desideri: «Grande attenzione e ripartenze al massimo per mettere in difficoltà la Roma»
n Friuli Desideri ha giocato dal 1992 al 1997 per un totale di 137 partite e 9 centri. Per lui la promozione in A del ’94 e la qualificazione alla Coppa Uefa del ’97, primo pass europeo nella storia dell’Udinese.

Difficile trovare la ricetta che, ora, può essere efficace per battere la Roma, capace nelle undici partite di Serie A della gestione De Rossi di conquistare 26 punti (solo l’Inter ha fatto meglio in quest’arco di gara). Prova a indicarla tuttavia Stefano Desideri, illustre doppio ex della sfida di domenica dello Stadio Friuli - Bluenergy Stadium: «Grande attenzione e ripartenze alla massima velocità: solo così si possono mettere in difficoltà i giallorossi», indica l’ex centrocampista, rimasto legato non solo all’ambiente capitolino ma anche a quello dell’Udinese.
Desideri, torniamo al 1992, a quell’anno in cui vestì il bianconero. Come nacque la trattativa?
«Arrivai in Friuli durante il mercato autunnale dall’Inter, dove non mi trovavo molto bene. Il mio agente, Beppe Bonetto (scomparso nel 2017, ndr), mi disse che l’Udinese era interessata a me. Il primo colloquio lo fece proprio Bonetto assieme alla società, al secondo partecipai anch’io. Il patron Pozzo mi fece una buona impressione, accettai praticamente subito».
Si può dire che Roma e Udinese siano le squadre della sua vita?
«Sì, sono legato a entrambe. A Udine sono stato bene. Non era la società di oggi, era tutto in divenire. Si vedeva, ogni anno, la voglia di crescere da parte della famiglia Pozzo, di migliorare ogni particolare. Era un club destinato ad arrivare dove si trova oggi».
Quale ricordo bianconero evoca con maggior piacere?
«Ce ne sono molti. Sicuramente lo spareggio salvezza del ’93, giocato a Bologna, rappresenta un momento importante. Preparammo la gara con la consapevolezza di disputare un grande match. Andò proprio così. E di fronte avevamo un grande Brescia, che si piazzerebbe a metà classifica dell’attuale Serie A. Ricordo a quell’incontro accedemmo dopo un pareggio per 1-1 proprio con la Roma, in cui segnai. I giallorossi non avevano più niente da chiedere al campionato, noi riuscimmo a dare il 110 per cento».
Adesso, invece, la formazione di De Rossi è in piena lotta per un posto in Champions. Dopo l’Inter, un altro avversario di livello per i bianconeri.
«La Roma con Daniele ha cambiato volto. Nella gestione di Josè Mourinho sembrava bloccata. De Rossi ha portato leggerezza, la squadra ha cominciato a giocare. Mentalmente sta bene. Vedo un gruppo alla cui base ci sono grandi giocatori, le vittorie di cui è stata capace non arrivano per caso. Allo stesso tempo una formazione migliorata nel tempo. Adesso i giallorossi sono una vera e propria grande».
L’Udinese, con Lovric e Thauvin infortunati, può impensierire un team che viaggia così forte?
«Affrontare i giallorossi ora è effettivamente complicato. Avrà di fronte un avversario che si difende bene, compatto. I giocatori di Cioffi dovranno mettere in campo grande attenzione e ripartire appena possibile a 110 all’ora. Così si può andare alla ricerca di un risultato positivo».
La sconfitta con l’Inter, il modo in cui è stata rimediata, può avere lasciato qualche strascico: i friulani si possono comunque salvare?
«Sì, perché io vedo un organico superiore alle rivali».
A comporlo anche un giocatore come Samardzic, che con l’Inter, pur in maniera fortunosa, si è sbloccato in zona-gol. Cosa pensa della stagione del serbo?
«I calciatori di una certa qualità possono essere anche discontinui. Le voci di mercato possono destabilizzare, alcuni se le fanno scivolare, altri no. Ogni club deve sfruttare sino in fondo gli elementi che ha a disposizione e sono sicuro che anche in questo caso lo farà».
Da un mediano all’altro: nella Roma un riferimento assoluto è un friulano doc come Bryan Cristante.
«Un giocatore forte. Può ricoprire più ruoli in mezzo al campo, è affidabile. Gli allenatori cercano sempre più questo tipo di calciatori. Non a caso Cristante era stimato anche nella gestione di Mourinho, non solo in quella attuale di De Rossi».
Tornando indietro agli Anni 90, lei centrò con l’Udinese anche due grandi traguardi: la qualificazione alla Coppa Uefa del 1997 dopo il salto nella massima serie del 1994.
«Gioie immense. Ricordo bene il campionato cadetto, con mister Galeone in panchina. Ci divertimmo molto, fu quasi una passeggiata. Proprio Galeone, a mio modo di vedere, è stato un maestro, un allenatore di altissimo livello. Gli anni di Udine mi hanno lasciato grandi rapporti umani. Con Alessandro Calori mi sento ancora, così come con Giovanni Bia, Giuliano Giannichedda e Graziano Battistini. Bei ricordi».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto