Squalifica Okoye, le motivazioni: «Ammonizione non casuale ma niente illecito»
Modificato il capo di imputazione che è diventato quella di slealtà sportiva: per questo il portiere ha evitato i quattro anni di squalifica

È stata la modifica del capo d’imputazione della Procura Federale, lo stesso organo che in prima istanza aveva chiesto la massima pena per illecito sportivo, a evitare quattro anni di squalifica a Maduka Okoye, il portiere dell’Udinese che il Tribunale Federale della Figc ha sospeso per due mesi con l’accusa di slealtà sportiva in seguito alla violazione dell’articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva che tutela i principi di probità, lealtà e correttezza.
È quanto si evince dalle motivazioni ufficiali, pubblicate giovedì inerenti all’udienza dello 22 luglio, quando Okoye si è presentato alla sezione disciplinare del tribunale per difendersi dal deferimento per l’accusa di illecito sportivo legata a un flusso anomalo di scommesse, quello certificato dalla Procura di Udine che acclarò una combine con altri indagati in merito all’ammonizione rimediata dal portiere nigeriano l’11 marzo 2024, al 18’ della ripresa di Lazio-Udinese.
Un’ammonizione che, stando alle motivazioni del tribunale federale non è stata casuale: «Dagli atti di causa emergono una serie di elementi che inducono a ritenere che l’ammonizione del sig. Okoye non sia stata casuale».
Elementi che il tribunale ha riavvolto in una serie molto articolata di motivazioni, arrivando a sostenere come appaia «fuori di dubbio che, circa due giorni prima dell’incontro Lazio-Udinese, Okoye, presso il ristorante di Giordano, abbia riferito a quest’ultimo che si sarebbe fatto ammonire durante la gara contro la Lazio. Tale circostanza trova, infatti, conferma nelle dichiarazioni rilasciate dal sig. Giordano in sede di primo interrogatorio innanzi alla Questura di Udine. Lo stesso Okoye, del resto, in udienza non ha escluso detta possibilità laddove ha affermato di aver confidato al sig. Giordano di essere nervoso a causa di problemi familiari e di aver timore che questo suo stato d’animo potesse influire negativamente nel corso della gara».
Tuttavia, il tribunale non è mai arrivato «al livello probatorio dell'illecito ogni ragionevole dubbio», come si legge dagli atti, perché è stata la stessa Procura federale a modificare il capo d’imputazione, ritirando la prima accusa di illecito, ovvero il massimo della pena secondo l’articolo 30 del Cordice.
Lo ha fatto poco dopo l’inizio dell’udienza dopo aver ascoltato le deposizioni rilasciate da Okoye, quelle nelle quali il portiere «aggiungeva di aver letto nelle carte investigative alcune affermazioni del signor Diego Giordano che riteneva non veritiere», e «negava, tuttavia, di aver preso accordi con lo stesso per l’effettuazione di scommesse sportive».
Il tribunale della Figc ha accolto la richiesta sanzionando Okoye con 20 mila euro e con la squalifica per due mesi dall’inizio della prima competizione ufficiale (18 agosto), riconoscendo che Okoye non ha scommesso sulla partita e non l’ha modificata nel suo esito. Va inoltre ricordato che l’Udinese non farà ricorso contro la squalifica del suo tesserato perché non è mai stata parte del procedimento in essere tra la Procura federale e Okoye.
È lo stesso motivo per cui la società non si è difesa, ma ha messo a disposizione un pool qualificato di avvocati per difendere il portiere che non potrà giocare anche in Europa, visto che il Tribunale Figc ha esteso la squalifica a livello internazionale applicando l'articolo 9 del Codice, con buona pace del Galatasaray che lo aveva cercato.
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