Juventus-Udinese, è derby balcanico tra Tudor e Runjaic

Lo spalatino Igor, due salvezze con la Zebretta, contro il “belgradese” Kosta. È stato Gino Pozzo a vedere in loro le qualità giuste per il calcio italiano

Stefano Martorano
Igor Tudor dopo le esperienze alla Juventus come calciatore e e nello staff di Pirlo è tornato in bianconero da tecnico in prima
Igor Tudor dopo le esperienze alla Juventus come calciatore e e nello staff di Pirlo è tornato in bianconero da tecnico in prima

Così lontani e così vicini, Igor Tudor e Kosta Runjaic sono pronti al loro primo derby balcanico domani sera a Torino, dove useranno la lingua serbo-croata per salutarsi, parlarsi o chiarirsi durante la sfida tra Juventus e Udinese, al via dalle 20.45 all’Allianz Stadium.

È la lingua madre appresa da piccoli, divisi da 580 chilometri in linea d’aria tra la Spalato in cui è nato Tudor nel ’78, e Belgrado, dove Kosta fu affidato alla nonna prima di ritornare dai i genitori a Vienna, là dove era nato nel ’71 da padre serbo e mamma bosniaca di famiglia serba.

Non serve un esperto balcanologo per ricordare la distanza politica intercorrente tra due stati lacerati dalla guerra d’inizio anni ’90, ma al di là della storia scritta col sangue, tra serbi e croati resta sempre la lingua comune a rifletterne la mentalità, che nello sport parte spesso e volentieri da un senso di superiorità che può rasentare la presunzione e l’arroganza, fino a confonderne la grande determinazione per arrivare al successo. Forse, è anche per questi aspetti caratteriali che Gino Pozzo ha puntato sul Runjaic che ama definirsi di origine jugoslava, lanciandolo in Serie A dopo avere fatto lo stesso con Tudor.

Era l’aprile ’18 quando lo spalatino approdò a Udine, chiamato a quattro giornate dalla fine per salvare un’Udinese reduce dalle undici sconfitte consecutive della gestione Oddo. Il croato aveva appena allenato il Galatasary e aveva fiutato l’opportunità di provare il balzo anche da allenatore in Serie A, dopo averla conosciuta con successo da giocatore alla Juve. Tanto per capirci, l’ex dg juventino Luciano Moggi pone tuttora Tudor in cima alla lista dei suoi migliori acquisti fatti per la Juventus.

Carattere, tenacia, solidità e pragmatismo Tudor li dimostra anche all’Udinese, salvando la squadra senza poi venire riconfermato. Pozzo lo saluta, ma poi lo richiama a marzo ’19, dove salva ancora la squadra trovando la riconferma. L’uomo della missione salvezza riparte all’alba della nuova stagione (’19-’20), ma poi la sua Udinese s’incarta e finisce per essere esonerato a novembre.

Tudor si rilancia all’Hajduk e poi torna alla Juventus come vice, a supporto di Andrea Pirlo, in una stagione ombra che però gli serve perché l’anno successivo salva il Verona, preso ancora in corsa, con tanto di un 4-0 rifilato all’Udinese di Cioffi.

La sua specialità è la missione impossibile e lo sanno anche a Roma, sponda Lazio, dove la media punti di 1.91 fatta nelle ultime undici della scorsa stagione però non gli è bastata a convincere Lotito. Adesso, quella da salvare, con una qualificazione in Champions obbligatoria, è la Juventus, presa dal 23 marzo al posto di Thiago Motta. «Quando sono arrivato ho trovato un buco», ha detto venerdì in conferenza, facendo capire di non temere nessuno. «Il mio futuro? Vivo alla giornata, mi godo tutto e soffro. Voglio sentire la fiducia dei calciatori e mi nutro di questo. Questo è il bello. Non mi sento inferiore a nessuno», ha risposto ieri presentando così la sfida di domani. «Ho visto fare grandi partite dell’Udinese, come a Napoli. Sarà una gara super difficile». 

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