Geijo e la sfida con il Venezia: «Questa partita è quella giusta per ripartire»

L’ex attaccante spagnolo ha giocato sia in bianconero che in laguna: «Lucca lo conoscevo già prima che arrivasse a Udine: è forte e in area sa come muoversi»

Alberto Bertolotto
C'è anche Geijo in corsa per una maglia da titolare. Udinese campionato 2014 - 2015.
C'è anche Geijo in corsa per una maglia da titolare. Udinese campionato 2014 - 2015.

«La partita col Venezia è quella giusta per ripartire». La carica all’Udinese la suona Alexandre Geijo, illustre doppio ex dell’incontro di domani, in programma ai Rizzi alle 15. Il 42enne spagnolo segue la Serie A e i destini di friulani e veneti da Valencia, dove si è stabilito nel 2021 dopo essersi ritirato e dove svolge l’attività di procuratore. L’ex centravanti analizza la gara del weekend, le prospettive di Lorenzo Lucca, ma fa anche un salto nel passato, ricordando i suoi trascorsi in bianconero e tra i lagunari.

Geijo, a Udine arrivò quindici anni fa proprio in questo periodo, ossia durante gli ultimi giorni di mercato.

«“Ed ero reduce da un infortunio. In panchina sedeva Gianni De Biasi, che mi conosceva dopo avermi allenato in Spagna al Levante. Poco dopo venne esonerato, io non ero al top: insomma, non fu facile. Inoltre c’erano grandi calciatori come Totò Di Natale: se fossi stato l’allenatore, anch’io avrei fatto giocare lui».

Tornò in bianconero nella stagione 2014-2015 dopo aver militato per Granada e Watford, gli altri club della famiglia Pozzo.

«All’inizio non dovevo rimanere, poi restai sino alla fine della stagione. In quella circostanza stavo bene, quindi un nuovo infortunio. Ricordo sempre la grande organizzazione sotto tutti i profili dell’Udinese, una società che aiutava e seguiva i giocatori in ogni aspetto».

Nel 2016 passò a Venezia, con lei anche Maurizio Domizzi. E in Laguna trovò un giovane Guglielmo Vicario, ora al Tottenham.

«Maurizio era un grande difensore, esperto, forte nell’uno contro uno. Ed era un uomo chiave in spogliatoio. Relativamente a Guglielmo, ero convinto potesse militare a lungo tra i professionisti, non avrei scommesso potesse arrivare a quel livello, perché è difficile. Ricordo però il suo atteggiamento, da vero professionista: nelle prime due stagioni disputate assieme non era il titolare, ma si allenava sempre al 100 per 100, sia in campo, sia in palestra; era il primo ad arrivare al campo e l’ultimo ad andare via. Non ha mai abbassato la guardia. Sono contento di quanto sia riuscito a ottenere».

Guardiamo alla partita di sabato: l’Udinese dopo due ko di fila è obbligato a ritrovare la via della vittoria.

«E il match col Venezia è l’occasione giusta per ripartire. I bianconeri devono uscire dal campo coi tre punti, perché così facendo non rimettono in gioco una rivale per la salvezza e, inoltre, possono pensare al match successivo col Napoli in trasferta con maggiore tranquillità. A ogni modo è normale un periodo di appannamento, non è facile rimanere in alto come fatto all’inizio».

Qual è il suo giudizio su Lorenzo Lucca? Lascerebbe ora i bianconeri se se arrivasse l’offerta di un grande club?

«Lo conoscevo già prima che arrivasse a Udine. È forte, sa muoversi in area ma è in grado anche di giocare con la squadra. Lasciare il Friuli ora? Se chiamano società come Roma o Napoli è difficile dire “no”, non son treni che passano sempre. All’Udinese ha dall’altro lato la fiducia di tutti, è il riferimento dell’attacco, può continuare a segnare e a migliorare. C’è un altro giocatore dei bianconeri che mi sembra interessante».

Chi è?

«Simone Pafundi. L’ho visto al Losanna e agli Europei U19: per me è un ragazzo da seguire, perché ha il calcio nei piedi».

Il Venezia può salvarsi?

«Sapeva di dover lottare sino alla fine. Me lo auguro, perché avevano già guadagnato in passato la promozione in A per poi scendere in B la stagione successiva». —

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