Cessione Udinese, la trattativa continua: non è ancora tempo di closing

Resta il nodo della gestione sportivi, su cui i Pozzo continuano a trattare con gli investitori americani. Non ci sono tempi definiti per la chiusura

Pietro Oleotto
Il Paron Pozzo con Zico
Il Paron Pozzo con Zico

Resta ancora in sospeso la trattativa per la cessione dell’Udinese a un investitore americano, confermata una settimana fa dal paròn Gianpaolo Pozzo, ma frenata da alcuni nodi, tra i quali anche quello della gestione sportiva che Gino Pozzo sta continuando a portare avanti a spron battuto, considerando anche il momento: in queste settimane tutte le società italiane ed europee stanno imbastendo degli affari per cedere o acquistare delle pedine in vista della prossima stagione che comincerà a luglio con i tradizioni ritiri e le prime amichevoli.

Ecco perché l’attuale proprietà non intende rallentare su questo fronte, quello del mercato e delle scelte da operare per costruire una squadra da affidare a Kosta Runjaic – confermato sulla panchina – e capace di migliorare il piazzamento dello scorso campionato, quando chiuse al 12° posto, senza alcun problema nella gestione dell’operazione salvezza, il primo obiettivo del club.

Anche il 13 giugno in città circolavano voci di un imminente passaggio di consegne tra la famiglia Pozzo e il fondo Guggenheim Partners guidato dal ceo Mark Walter, una svolta suggerita da un presunto appuntamento in Lussemburgo, dove da anni agiscono le società che controllano l’Udinese, a cominciare dalle Gesapar, controllata dalla Kalmuna a sua volta controllata dalla Diversify Sport Investment e dalla Clmg.

Insomma, se si vuole riscrivere la storia della Zebretta con un passaggio di proprietà o l’ingresso di un investitore esterno bisogna per forza di cose passare per il Lussemburgo. Per tutto questo già nel primo venerdì di giugno, si parlava insistentemente di un closing, una parola ritornata alla ribalta anche il 13 giugno senza che ci fosse un’effettiva svolta alla trattativa.

Trattativa tra le parti che prosegue, anche non c’è alcuna vera novità all’orizzonte nelle prossime ore, tanto che le voci di corridoio fanno rimbalzare in Friuli l’atteggiamento prudente della proprietà bianconera che, come ha spiegato paròn Pozzo, gradirebbe ancora controllare, o per meglio dire, instradare la politica sportiva dell’Udinese, diventando una sorta di garante delle reali intenzioni degli americani. Per questo si è parlato di una trattativa “modello Atalanta”, là dove la famiglia Percassi è ancora nel cda del club. Per questo, in alternativa, l’ipotesi alternativa era quella di una presenza in quota di minoranza dei Pozzo (il famoso 20 per cento), in cambio della gestione sportiva della Zebretta al massimo per le prossime due stagioni agonistiche, fino al 2027 in poche parole.

Con questi presupposti, dunque, la trattativa con gli americani potrebbe chiudersi nel giro di una settimana o proseguire senza alcuna vera e propria "dead line" anche oltre il 30 giugno, in soldoni anche con l’inizio della prossima annata sportiva alle porte. In definitiva, la stessa Atalanta registrò l’ingresso di Stephen Pagliuca e del suo fondo, Bain Capital, a febbraio, nel '22, in pieno campionato, al pari dell'Hellas Verona che è passata al fondo Usa Presidio lo scorso gennaio, con l'ex presidente Setti rimasto nella macchina societaria nelle vesti di consulente. Come dire: il closing si può fare anche “a freddo”, in pieno inverno, non solo quando si muove l’Anticiclone delle Azzorre. 

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