L’Apu alla scoperta di Christon: «È un vincente»

L’ex Old Wild West coach Campigotto ha allenato a Cremona il nuovo arrivo di Udine:«Può fare il play o giocare accanto a un regista»

Giuseppe Pisano
Semaj Christon, 33 anni, ha giocato tra l’altro anche a Cremona
Semaj Christon, 33 anni, ha giocato tra l’altro anche a Cremona

Un vincente per l’Apu Old Wild West. È così che viene definito Semaj Christon da Carlo Campigotto, assistant coach della Vanoli Cremona, che nella scorsa stagione ha allenato per tre mesi l’americano in arrivo a Udine. Campigotto, torinese classe 1992, è un volto noto in casa Apu per aver fatto parte dello staff tecnico guidato da Matteo Boniciolli nella stagione 2021/2022. A lui il compito di presentare l’ex Okc Thunder.

Campigotto, cosa può dire agli appassionati udinesi di Semaj Christon?

«Dico che è un vincente. Il classico giocatore competitivo anche in allenamento, pretende tanto da sé stesso e dagli altri. Semaj è un gran lavoratore e ha grande personalità: nei momenti chiave non ha paura di prendersi responsabilità. Ricordo che a Cremona l’anno scorso realizzò canestri pesanti contro Napoli in casa e a Varese».

Può aiutarci a fare chiarezza sul ruolo?

«Secondo me può adattarsi sia a fare il play puro che a giocare da combo guard. Dipende dai momenti della partita. Ha un’ottima connessione con i lunghi, specie nel pick and roll. Gli piace avere la palla in mano, si prende i tiri decisivi, io lo definirei una combo guard. L’anno scorso alla Vanoli giocava insieme a Corey Davis, quindi può anche essere affiancato a un altro play».

Può coesistere con Hickey?

«Il compito di un coach è di trovare soluzioni. Vertemati e il suo staff sapranno trovare la combinazione giusta. Del resto stiamo parlando di giocatori forti, quindi nessun problema: quelli bravi è meglio averli».

Qualcuno dice che Christon è uno spacca spogliatoio. Verità o dicerie?

«Non c’è niente di vero. Semaj è un giocatore di forte personalità, che chiede tanto a sé stesso e agli altri. Nessun problema di spogliatoio, con gli altri americani ha un buon feeling. Posso dire di non aver avuto problemi con lui, anzi abbiamo instaurato un buon rapporto».

Che ricordi ha del suo periodo a Udine?

«Sono innamorato della città, stupenda. Quell’anno all’Apu, a parte l’ultimo step, è stato favoloso. Vincemmo la Coppa Italia, arrivammo in finale play-off dopo aver dominato la regular season, il palasport era di nuovo pieno dopo il Covid. A Udine ci tornerei volentieri».

Ci tornerà il 11 gennaio per Apu-Vanoli. Come vede la squadra bianconera?

«Ha pagato lo scotto del noviziato in A, ma le è mancato un pizzico di fortuna: il calendario era difficile, certi episodi hanno girato contro. Però ha sempre giocato alla pari con le avversarie ed esprime un buon basket, basta un clic per svoltare. A Udine c’è un bel gruppo di italiani, cosa importante. Io ho un ottimo rapporto con Alibegovic, con cui ho lavorato a Torino e Cremona».

A proposito di Cremona, questa Vanoli rivelazione dove vuole arrivare?

«Meglio essere concreti e pensare a salvarsi prima possibile. Qui c’è un gruppo sano, si può lavorare molto bene». 

 

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