«Sono invalido, ho una figlia e il Comune mi sfratta». La sindaca: «Non è così», caso a Pasiano

Un quasi 60enne ha scritto una lettera aperta alla premier Meloni inviandola alla nostra redazione. La prima cittadina Amadio: «Non ci sono ragioni per concedere una proroga»

Bruno Oliveti
L'uomo vive in una casa a Pasiano di Pordenone
L'uomo vive in una casa a Pasiano di Pordenone

«Vivo da undici anni in un piccolo alloggio comunale, ho un’invalidità riconosciuta al 50% e una figlia di 12 anni. Con il mio reddito modesto non riesco a sostenere un nuovo affitto e purtroppo ho ricevuto dal Comune di Pasiano di Pordenone un ultimatum: devo lasciare l’abitazione entro giugno». La segnalazione è di un uomo di quasi 60 anni, che dice di temere di non avere più un tetto sotto il quale «accogliere mia figlia, il dono più grande che la vita mi ha fatto. E di non poter più pagare gli alimenti per lei».

Per questo motivo ha scritto una lettera aperta alla premier Giorgia Meloni, inviandola alla redazione del Messaggero Veneto. Nella missiva racconta la sua vita difficile, dovuta anche a «un’infanzia segnata dalla violenza di un padre alcolizzato».

Abbiamo sottoposto la segnalazione al sindaco di Pasiano Marta Amadio. «Conosciamo la persona – ha spiegato la prima cittadina –, che è supportata dai servizi sociali del Comune e che comunque vive una vita normale. Preciso che la bambina non abita con lui, ma con la mamma. Occupa da una decina d’anni un alloggio destinato a ospitare persone anziane. Già sette mesi fa l’avevamo avvisato di dover lasciare a fine giugno l’alloggio».

«Gli abbiamo prospettato una soluzione alternativa temporanea in una stanza nell’ambito di una comunità, l’abbiamo invitato a inviarci dei documenti a comprova del suo stato di bisogno, come l’indicatore Isee, cosa che non ci ha mai fornito. Un amministratore – ha concluso Amadio – ha il dovere di tutelare il bene pubblico nel rispetto dei cittadini. Mi sono fatta preparare dai Servizi sociali una dettagliata relazione sul caso e, con l’assessore alle Politiche sociali, abbiamo valutato l’assenza di ragioni per concedere una proroga. Che verosimilmente non cambierebbe le cose, come non sono cambiate negli ultimi dieci anni. Sostiene che dopo l’estate avrà un nuovo lavoro a tempo indeterminato, siamo quindi convinti che potrà risolvere i suoi problemi. Di certo non ci sentiamo di averlo discriminato». 

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