Dalla ricostruzione del dopoguerra alla sfida del futuro, Pozzo: «Con le imprese per lo sviluppo del territorio»
Nel 1922 nacque l’Aif, poi fatta risorgere nel 1945 dopo la Seconda guerra mondiale. Il presidente dell’associazione friulana: «Rinnoviamo il nostro impegno»

Ricostruire. Non solo le fabbriche, ma anche le relazioni. È in un Friuli costretto a fare i conti con la distruzione della guerra – la seconda mondiale in poco più meno di un trentennio – che un gruppo di imprenditori locali decide di «far risorgere la vecchia e mai dimenticata Associazione Industriali Friulani ribattezzata, per ragioni di varia indole, in Associazione degli industriali della provincia di Udine».
Formalmente l’Associazione rinasce il 7 giugno 1945, con l’atto siglato a Udine, nello studio del notaio Nicolò Marzona. E quindi oggi Confindustria Udine taglia il traguardo dell’ottantesimo anno dalla fondazione. Otto decenni contrassegnati dal perseguimento di quei valori fondativi che l’Associazione ha sempre cercato di mettere in campo, prima fra tutti la necessità di garantire «una rappresentanza forte, autonoma e coerente con i valori della solidarietà, della dignità del lavoro e della centralità dell’impresa», sintetizza con efficacia il presidente in carica, Luigino Pozzo.
Tra le guerre
Per raccontare la nascita della Confindustria di Udine bisogna tornare indietro di cento e più anni. L’Associazione Industriali Friulani (Aif) venne costituita il 7 marzo 1922. In quella data si tenne l’Assemblea della Federazione Friulana Commercio e Industria per deliberare la modifica dello statuto con la costituzione di due associazioni, l’Associazione Industriali Friulani e l’Associazione Commercianti ed Esercenti, con la divisione della storica Associazione che, nata nel 1992, radunava le due categorie.
Soci erano «i cittadini e le società iscritte nelle liste elettorali della Camera di commercio che esercitano in Friuli un’industria e che assumano l’obbligo annuo di versare un contributo, per le spese generali dell’Associazione, che varierà da lire 60 a mille annue a seconda dell’importanza dell’industria e a giudizio del Consiglio direttivo».
La sede venne allestita in piazza Duomo 1 e gli uffici rispondevano al numero di telefono 16. A guidare per primo l’Associazione fu chiamato l’ingegnere udinese Carlo Fachini. Nel 1926 un regio decreto concesse il riconoscimento giuridico alla Confederazione generale Fascista dell’Industria Italiana esteso alle associazioni sindacali di grado inferiore aderenti alla Confederazione con la condizione che gli statuti fossero riveduti e modificati in coordinamento con la legge sui sindacati e il regolamento. Venne così riconosciuta l’Unione industriale fascista della provincia di Udine. Il 14 febbraio 1929 l’Unione industriale trasferì gli uffici nella nuova sede di via Manin (palazzo Caratti-Mantica).
La rinascita
L’assemblea del 5 giugno 1945 deliberò la costituzione della nuova Associazione degli industriali della Provincia di Udine. «Se l’Unione provinciale quale espressione ed organo della Confederazione degli industriali del sistema corporativo non ha più ragione di esistere e perciò è stata posta in liquidazione», si legge nel verbale, «non per questo, evidentemente, viene a mancare la ragione per cui gli industriali possano disporre nel nuovo stato democratico di un organismo spontaneamente e liberamente creato con lo scopo di tenere il collegamento fra industriali e organizzazioni similari a carattere nazionale o di categoria e delegarlo a svolgere taluni compiti con unità di indirizzo e con quella cognizione di fatti e di competenza specifica che il singolo spesso non può possedere».
Potevano far parte dell’Associazione «tutte le ditte che esercitano un’attività industriale nel territorio provinciale»: non singole persone, quindi, ma organizzazioni produttive costituite in imprese. L’Associazione era organizzata in gruppi merceologici (all’inizio furono 15 per arrivare successivamente sino a 26); gli organi sociali si suddividevano nell’Assemblea generale composta dai delegati dei gruppi, nel Consiglio direttivo formato dai capigruppo, nella giunta esecutiva. Il 15 giugno si riunì il costituito comitato direttivo provvisorio che nominò presidente Camillo Malignani, figlio del grande inventore Arturo.
La prima industrializzazione
Gli anni Cinquanta segnano il decollo industriale della provincia, con l’affermazione di due settori strategici, l’edilizia e il metalmeccanico: la siderurgia realizzò un incremento del 46%, la meccanica del 105%. E poi gli anni della costituzione della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, con il dibattito sul ruolo di Trieste, sul perimetro delle Province e sull’impatto delle forme di agevolazione per le realtà confinarie, che videro l’Associazione industriale udinese cercare di mediare per contenere gli effetti di un’impari concorrenza.
Il terremoto
Confindustria Udine si trovò a gestire, nel 1976, un’altra ricostruzione, quella del post-terremoto, con l’Orcolat che aveva disintegrato le certezze di un popolo costretto a tornare a rimboccarsi le maniche. «È intorno alle fabbriche che bisogna ricostruire ma prima dobbiamo farle sopravvivere fornendole uomini e mezzi», evidenziò convintamente Rinaldo Bertoli, presidente dell’Associazione in quegli anni. «Quella che emerge da questa lunga traiettoria storica – evidenzia l’attuale numero uno, Luigino Pozzo – è l’immagine di un sistema imprenditoriale tenace e coeso, capace di riorganizzarsi nei momenti più difficili – dalla crisi del primo dopoguerra, passando per il secondo conflitto mondiale, alla devastazione del terremoto del 1976, dalle sfide della globalizzazione, alle ripetute crisi, alle emergenze sanitarie e, ora, anche geopolitiche – sempre con lo sguardo rivolto al futuro, alla tutela del lavoro, alla promozione dello sviluppo locale e all’innovazione», argomenta il presidente di Confindustria Udine.
Il ponte verso il futuro
Guidata dal 1945 in poi da figure di riferimento come Camillo Malignani, Archimede Taverna, Rinaldo Bertoli, Gianni Cogolo, Andrea Pittini, Carlo Emanuele Melzi, Adalberto Valduga, Giovanni Fantoni, Adriano Luci, Matteo Tonon, Anna Mareschi Danieli, Gianpietro Benedetti e oggi Luigino Pozzo, l’Associazione ha saputo trasformarsi nel tempo mantenendo però intatta la propria missione fondativa: essere al fianco delle imprese per lo sviluppo del Friuli.
«L’anniversario degli 80 anni della rinata Costituzione del 1945 – prosegue Pozzo – non è dunque soltanto occasione per una celebrazione della ricorrenza. È il momento per rinnovare il nostro impegno collettivo verso una visione di sviluppo sostenibile, etico e innovativo, fondato sulla centralità dell’impresa e del lavoro. Un messaggio forte, tanto più in un contesto internazionale segnato da crisi geopolitiche, transizioni energetiche e sfide digitali, in cui la capacità di fare sistema e di innovare diventano risorse competitive». Per rilanciare questa visione identitaria, Confindustria Udine festeggerà la ricorrenza organizzando anche un evento con la propria base associativa, il 4 luglio a palazzo Torriani, con la prima edizione della Giornata dell’Associato.
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