Volga Blues a Pordenone, la Russia di Putin nell’obiettivo di Cosmelli
Un reportage attraverso una realtà complessa. La mostra fotografica sarà inaugurata venerdì 12 settembre

«Viaggiare in Russia, come in America, è un’esperienza meditativa». È con queste annotazioni nel suo taccuino che il fotografo documentarista Alessandro Cosmelli ha intrapreso un percorso lungo il fiume Volga. Matuska, lo chiamano i russi: la piccola madre. Perché è lì che tutto è cominciato, ed è lì che l’impero ha messo le sue radici. Lungo quel corso d’acqua si trovano molte delle città che hanno alimentato il mito della sua grandezza.
Il suo reportage esclusivo sulla Russia profonda di Putin è una testimonianza che penetra la realtà, ponendosi in sintonia con lo spazio e il tempo, scorrendo su un sottofondo di guerra.
Schegge di una società complessa affiorano nella sua mostra fotografica che sarà inaugurata venerdì 12 settembre alle 18.30 alla galleria d’arte De Spirit in viale Michelangelo Grigoletti 34 a Pordenone.
Di origine italo-americana, Cosmelli ha lavorato in oltre 50 paesi e negli Stati Uniti dell’era Obama, Trump e Biden, concentrandosi sulle tematiche legate ai diritti umani, alle conseguenze dei conflitti e dell’identità. La sua è una ricerca ispirata dalle dinamiche e dalle forze che plasmano la società contemporanea e dalle interazioni tra l’individuo e la propria comunità nel mondo globalizzato. Cosmelli ha pubblicato cinque libri monografici tra cui Oltrenero (Contrasto 2009) e Brooklin Buzz (Damiani 2021), entrambi riconosciuti da Pictures of the Year Internationale tra i milgiori libri di fotografia dell’anno. Il foto-documentario è parte del progetto giornalistico Volga Blues, realizzato in partnership con il Pulitzer center insieme a Marzio G. Mian, autore dell’omonimo libro pubblicato da Feltrinelli/Gramma.
Il loro viaggio rappresenta un documento internazionale sulla Russia profonda, prodotto dall’inizio della guerra in Ucraina: consacrato con una coverstory da Harper’s Magazine, ha ottenuto una candidatura al Pulitzer 2025. Il libro, che affianca ai testi di Mian le foto di Cosmelli, è in uscita in molti Paesi e negli Stati Uniti in un attento reportage definisce un’identità di racconto della realtà attraverso parole e immagini che è diventata un marchio autoriale.
Paesaggi, volti segnati, architetture cadenti, bambini che giocano sui carri armati della seconda guerra mondiale , ma anche ultime vestigia dei Kolchoz sovietici e binari che finiscono nel nulla restituiscono frammenti di una Russia ora arcaica e rurale ora metropolitana per poi percorrere la vastità delle steppe, delle fabbriche e delle Izbe.
Un caleidoscopio di immagini e di emozioni che oscilla fra la nostalgia sovietica e la fede apocalittica, tra le rovine dell’impero e la feroce modernità putiniana. È una sorta di reportage di guerra senza la guerra, una testimonianza cruda sul fronte russo e dentro il mondo russo di cui si coglie la complessità, l’impenetrabilità, la distanza, a volte sinistra. Eppure Cosmelli la racconta con le sue immagini intrise di umanità e di pudore che fanno emergere l’angoscia del tempo presente. Il loro e il nostro.
La mostra, a entrata libera, si potrà visitare fino al 4 ottobre alla Galleria De Spirit dal martedì al venerdì, dalle 16.30 alle 19.30, e il sabato e domenica, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.
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