Vicario: «Quelle orfane che vennero rimosse dalla storia della musica»
La regista presenta il film a Udine e a Pordenone: «Ho scelto Paolo Rossi, era perfetto per fare il cattivo»

“Gloria!”, l’opera prima di Margherita Vicario ambientata a Venezia e girata in Friuli Venezia Giulia, non poteva che avere al centro delle musiciste, come lei. Vicario è una delle cantautrici più amate della scena italiana e per la sua prima da regista ha deciso di raccontare alcune delle orfane che, negli istituti veneziani alla fine del ‘700, venivano educate alla musica.
Realizzato con il sostegno della Friuli Venezia Giulia Film Commission-PromoTurismoFvg, girato tra Cervignano del Friuli, Gorizia, la laguna di Grado e soprattutto nella settecentesca Villa Steffaneo Roncato a Crauglio, Udine, “Gloria!” arriva al cinema dopo essere stato applaudito al Festival di Berlino. Nel cast, oltre a Carlotta Gamba ) e Galatea Bellugi, ci sono anche Veronica Lucchesi, anche lei cantautrice con La Rappresentante di Lista e Paolo Rossi. È un intreccio vitalissimo di cinema e musica, da Vivaldi ai brani contemporanei, che Margherita Vicario presenterà al pubblico domani, martedì 16 alle 19 al Cinema Visionario di Udine e alle 21 a Cinemazero di Pordenone. Il 28 luglio tornerà poi a Cividale del Friuli, a Mittelfest, in un concerto «con una meravigliosa orchestra: farò canzoni del mio repertorio e in aggiunta delle chicche dalla colonna sonora».
Perché ha pensato a questa storia di musiciste talentuose ma dimenticate?
«Per due motivi. Uno è quasi autobiografico: mi piaceva l’idea di mettere in scena i meccanismi creativi dietro a una canzone musicale, di svelare i miei stessi meccanismi. Ma c’era anche un’esigenza quasi storica, politica. Ho scoperto gli Ospedali di Venezia dove, nel ‘700, le orfane erano educate alla musica, e mi sono chiesta: com’è possibile che di tutte queste musiciste eccellenti non ce ne sia arrivata neanche una?».
“Gloria!” è un teen movie, ma anche un film musicale e in costume: come ha scelto il registro?
«Volevo fare un film con un contesto realmente esistito, che però ho trattato con fantasia. L’intuizione è fedele a come scrivo le mie canzoni: al primo ascolto è una musica leggera e gioiosa, ma nei testi c’è una parte più affilata, più cupa, reale e drammatica. Il registro l’ho trovato con la musica ma soprattutto col cast, attrici intense e brave che si sono impegnate per imparare: le ho buttate in mezzo a un’orchestra barocchista. Ho registrato la parte strumentale della colonna sonora al Teatro Garzoni di Tricesimo, Udine, con l’Orchestra Tiepolo Barocca e il direttore Diego Cal, che mi ha aiutato anche a trovare musiciste barocche friulane che sono venute in scena col proprio abito del ‘700 e il proprio strumento barocco. E poi devo ringraziare anche il coro Scivias Ensemble e il maestro Domenico Mason, il coach di archi».
Il film è ambientato a Venezia, ricreata idealmente in Friuli Venezia Giulia…
«Devo tantissimo al Friuli anche perché ho goduto dei panorami della laguna di Grado, incontaminata: è quello che mi serviva. Non avrei mai potuto girare a Venezia, è troppo affollata. La location principale è stata Villa Steffaneo Roncato, la chiesa invece si trova a Gorizia. Ho lavorato con tantissime maestranze del territorio».
Come ha scelto Paolo Rossi per il ruolo del sacerdote e compositore frustrato?
«Era un film d’epoca, volevo che i personaggi fossero già nei volti. Paolo Rossi era perfetto per fare il cattivo, lo sprezzante. Viene da una grandissima tradizione teatrale e dalla musica, ha fatto tre Sanremo. Riesce ad essere drammatico, grottesco e a tratti ironico. Un cattivo coi suoi lati umani».
E perché ha voluto Veronica Lucchesi, come lei una delle cantautrici più importanti della scena italiana?
«Con La rappresentante di lista ha un progetto musicale che ho sempre amato, lo definisco “pop colto”: anch’io volevo un film di ampio respiro ma a suo modo anche raffinato. Non recito nel film, pur essendoci con ogni mia fibra: volevo allora che ci fosse tra gli interpreti non solo una collega ma una compagna, che condivide la mia visione della musica».
C’è sorellanza anche nella musica di oggi?
«Sì molto. All’anteprima a Milano ho invitato tantissime cantautrici, amiche e musiciste, sapevo che “Gloria!” era anche dedicato a loro».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto