Viaggio nella follia divenuta storia: Mauro Mazza e la vita di Marta

Il giornalista e scrittore presenta il suo libro al Kursaal di Lignano: «Cercavo un passo diverso, in Friuli l’ho trovato»

Sara Del Sal

Si intitola Mostruosa mente ed è un viaggio nella vita di Magda Goebbels e di quei 10 giorni che segnarono la fine della Seconda guerra mondiale il nuovo libro del giornalista e scrittore Mauro Mazza e domani, domenica, alle 11 lo presenterà alla rassegna “Un libro… un caffé” al Kursaal.

Come è nato questo libro?

«Dai miei studi su quegli anni del ‘900 terribili e decisivi. Molti anni fa lo scrittore Alberto Bevilacqua, che era un mio amico, mi diede un consiglio quando gli parlai del mio romanzo “L’albero del mondo”, che aveva come protagonisti gli scrittori italiani Elio Vittorini e Giaime Pintor, indicandomi come protagonista della storia il genio del male Goebbels. Ho approfondito quella figura, ma ogni volta che studiavo i suoi diari mi imbattevo in una figura femminile di grandissimo spessore. Volendo raccontare quegli anni li ho raccontati in forma di romanzo con gli occhi, le emozioni e l’ambizione sfrenata della più importante donna del regime nazista».

Eppure le donne allora sembravano tenute distanti dal potere.

«Studiando questa figura ho scoperto che lei era la testimonial della maggior parte delle donne tedesche che in quegli anni si innamorarono di Adolf Hitler. Non era solo un capo volitivo, era un semi dio che guidava la Germania alla resurrezione e alla vittoria. Quando andava a prendere il the le giovani si facevano trovare al cancello per toccarlo. Alcune raccoglievano i sassi che calpestava. La maggior parte delle donne tedesche seguirono fino in fondo Hitler e pagarono un prezzo altissimo diventando oggetto di violenze disumane da parte dei russi».

C’è ancora qualcuno così carismatico nel mondo politico?

«Ogni epoca ha i suoi problemi, le sue domande e trova le sue risposte. In Germania Hitler dava l’impressione di voler riscattare il paese dopo le umiliazioni subite dopo la I guerra mondiale gli credettero. Oggi le figure al potere sono diverse, rispondono a problemi diversi. Usare gli occhiali del passato per leggere il presente è sbagliato. Non ci sono più problematiche fasciste o naziste. Chi usa questa terminologia non sa dare risposte ai problemi odierni, è fuoristrada e a volte, in malafede».

Le donne di oggi possono diventare leader. Cos’è cambiato per loro?

«Tante rivoluzioni, come quella femminista hanno scavato nel profondo nella società. Se oggi c’è una differenza che crea scandalo tra la nostra e le società islamiche, è proprio la discriminazione della donna. Va compiuta una rivoluzione che possa abolire la differenza tra uomini e donne, consentendo alla donna di scegliere se portare il velo o no».

È stato commissario straordinario del governo alla Buchmesse di Francoforte. Come sono i lettori tedeschi?

«Cercano di recuperare democraticamente una sorta di posto in prima fila nello scenario internazionale. Hanno un problema che si chiama Afd, l’estrema destra, e il nuovo cancelliere Merz sta cercando di indicare una via da seguire che salvaguardi le regole democratiche e tolga ossigeno all’estrema destra che dà risposte semplificatrici a problemi reali».

Che rapporto hanno gli italiani con i libri?

«La situazione non è entusiasmante. Dopo il periodo del covid in cui si restava a casa e si leggeva di più, la situazione è tornata preoccupante. Resiste il fascino del libro cartaceo anche perché il libro si legge sulla carta, lo si vive. È bello sapere che i libri che godono di buona salute sono soprattutto quelli per ragazzi. Se riuscissimo a far mantenere alle nuove generazioni questo amore per il libro come compagno di viaggio in tutte le stagioni della vita, allora avremmo creato i lettori adulti di domani».

Che caratteristiche deve avere il protagonista di un libro?

«Deve avere caratteristiche che lo differenzino dagli altri. La tendenza in molti autori è raccontare la banalità e la quotidianità e ciò risulta meno fascinoso, e forse la crisi di certa narrativa si spiega con lo scarso fascino delle storie».

Ultimamente si è stabilito in Friuli Venezia Giulia. Come si trova?

«Benissimo, ho scelto un Friuli atipico che si chiama Lignano Sabbiadoro: è come vivere in due luoghi diversi. Poca gente nelle stagioni fredde, troppa in quella più calda. Le caratteristiche del friulano sono una diffidenza nell’atteggiamento per chi viene da fuori. Si deve conquistare la fiducia dei locali, che nessuno regala, ma è una vita invidiabile per chi, come me, dopo aver vissuto per anni nelle grandi città, cercava un passo diverso e lo ha trovato». 

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