Vallerugo ai Colonos: la poesia è una splendida inutile necessità

LESTIZZA. Ida Vallerugo arriva trafelata all’auditorium di Lestizza per la serata conclusiva di Avostanis 2013. Si è decisa questa location a causa della minaccia della pioggia. In programma la presentazione di Stanza di confine, il suo nuovo libro di poesie, edito da Crocetti. Testo di livello, di forte cretività, buono per il Viareggio.
Ida ha esordito nella poesia, nel 1968, con La porta dipinta, seguita da Interrogatorio del 1972. Dopo un lungo periodo di silenzio ha pubblicato Maa Onda (1997), poema in lingua friulana, nato dal dolore per la tragedia del terremoto in Friuli e per la morte della nonna. Nel 2010 pubblica Mistral, opera in friulano, che ha vinto il premio Salvo Basso ed è stata segnalata tra i finalisti del Premio Viareggio.
Che cos’è la poesia per Ida Vallerugo? «La solita grande domanda. Salto tutte le belle definizioni che ci sono perché sono belle, profonde, suggestive. Per me è necessità». Il tema di Avostanis è dedicato alla crisi. La poesia affronta la crisi, ma come? «Certo l’affronta nel senso che la sua inutilità è splendida, ma necessaria. La poesia, che aiuta a conoscere se stessi, può anche dare supporto per affrontare tutto nella vita, anche la crisi economica».
In quella “stanza di confine” quanta Ida Vallerugo c'è? «È una stanza simbolica. Il titolo è per dare il senso della solitudine del poeta, però è chiaro che la stanza di confine è tante cose. Nel mio caso, anche leggendo la prefazione di Pierluigi Cappello, è la lotta continua fra buio e luce, fra essere e non essere. Questo è il primo confine. Io vengo da vent’anni di assenza dalla poesia, assenza che ricorre nelle mie pagine».
La serata è stata coordinata da Federico Rossi, direttore artistico dei Colonos, poi Anna De Simone ha tracciato un profilo critico della raccolta delle ultime poesie della Vallerugo.
A conclusione della serata la proiezione del video Ida Vallerugo ideato e realizzato da Paolo Comuzzi che ha saputo interpretare l’atmosfera, il mondo, la solitudine e quelle poesie piene di tempo, di intenso dolore e di tanti interrogativi.
Novantatré poesie raccolte in Stanza di confine, pubblicate da Crocetti, suddivise in cinque parti: Terra di dentro che si apre con Qui ho vissuto; Magredo dove ci sono pietre e rimorsi di vaghe colpe; Viaggio col padre in cui la poetessa di Meduno, nell’affermazione che “qualcosa non torna”, ricorda il padre; Stanza di confine che dà il titolo a tutta la raccolta; Grecia che ha «quella vena asprigna di terre non raggiunte».
Prima che fugga chiediamo alla Vallerugo: La stanza di confine ha una finestra sul Premio Viareggio? La sua risposta lapidaria e carica di suggestioni e aspettative, ma soprattutto di sano realismo e giusto modo di vivere e vedere le cose: «Io o soi a la fin de ma vite e no devi fa cariera (Io sono alla fine della mia vita e non devo fare carriera). No vuei discori di chistis robis (Non voglio discorrere di queste cose».
Silvano Bertossi
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