Uriah Heep, (quasi) tutto come quarant’anni fa

LIGNANO. Il primo concerto l'ha visto a 15 anni. L'allora Salone del Mare, che adesso ospita uffici, era affollato. E lui, allora, riuscì perfino a fumarsi una sigaretta con il chitarrista Mick Box. Era il luglio del 1971 e Paolo Strazzolini era in prima fila. Già perchè gli Uriah Heep ai suoi occhi rappresentavano l'elemento di rottura, il passaggio a un rock di grande qualità. E ieri sera, lui all'Arena Alpe Adria, non poteva mancare. Ha voluto venirci da solo «per riabbracciare quelle emozioni che mi hanno saputo dare in particolari momenti della mia vita». E l'emozione che senti nelle parole di Paolo, al suo terzo concerto (il secondo fu a Zurigo) la ritrovi anche in tutte quelle persone presenti che negli anni 70-80 vissero in prima persona la svolta che seppe dare questa band nata a Londra nel 1969. Ieri sera hanno infiammato un'Arena a dir la verità non troppo gremita. Ma chi c'era ha rivissuto la stessa energia di allora. Un vortice di adrenalina, senza sosta, senza pausa. Una storia di cui sono fieri Mick Box (chitarra), Bernie Shaw (cantante), Phil Lanzon (tastiere), Russell Gilbrook (batteria), Davey Rimmer (basso). Consapevoli, loro stessi, di quanto sia importante continuare a creare qualcosa di nuovo con il loro album Outsider, che testimonia quanto grande sia ancora la loro passione. E loro lo hanno fatto. Un viaggio, quello percorso ieri, dal loro primo disco, Very 'eavy...Very 'umble fino agli ultimi brani. Iniziò tutta da lì la loro storia e proseguì con i successi July Morning uscito nel 1971, Easy Livin’ Live, Lady in Black, Gypsy, Sunrise, Sympathy. E Paolo, ne siamo sicuri, dopo quarant'anni vorrebbe di nuovo condividere qualche momento con Mick. Qualche minuto, non di più, come ai vecchi tempi. Raccontarsela un po’ come accadde in quel lontano luglio del 1971. Perchè in fondo, è come se fossero amici da sempre.
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