Alternative metal con l’anima giovane: i Killing Klub scuotono il Fvg

Band di Terzo d’Aquileia con tre ragazze in prima linea, 10 date estive e un nuovo singolo che racconta l’adolescenza tra euforia, malinconia e voglia di riscatto. «Speriamo di ispirare altre giovani musiciste»

Elisa Russo

Dei Killing Klub, band alternative metal di Terzo d’Aquileia, colpiscono la giovane età, l’importante componente femminile, la maturità e determinazione, il suono potente e anche, perché no, la quantità di date estive annunciate in zona. Le prossime: 12 giugno ad Aviano e il 28 al Gora Rocka a Tolmino in Slovenia, in luglio il 3 a Ruda, il 5 a Sgonico (Trieste), il 23 a Moruzzo, il 25 a Corno di Rosazzo; ad agosto il 3 a Flumignano, 22 a Risano, 30 a Grado, 31 a Pozzuolo; a settembre il 7 a Fontanafredda e il 12 a Sedegliano.

Le sorelle Elisabetta, 16 anni, voce e Margherita Furlanut 18 anni, batteria, frequentano il liceo linguistico a Gorizia, la 19enne Gloria Fattor al basso studia ragioneria a Staranzano e i chitarristi Riccardo Gregorin, 17 anni, è studente allo scientifico di Cervignano, il ventenne David Bello ha studiato grafica. Dopo il primo singolo “Slaves of Reality”, esce ora “High Waters” registrato da Francesco Blasig all’East Land di Cormons e il videoclip realizzato da Ctrl-Zebra di Cervignano.

Il gruppo si forma alla scuola di musica di Ruda. Che tipo di scuola è?

«Una scuola comunale di musica, molto inclusiva e accogliente – raccontano le sorelle Furlanut – che offre molti corsi, sia di musica classica che moderna. Margherita ha frequentato il corso di batteria, Elisabetta chitarra con Eliana Cargnelutti, poi canto. Ci ha dato tantissimo, la possibilità di suonare, di trovarci, ci ha aiutato a organizzare i primi concerti».

La frequentate ancora?

«Siamo in ottimi rapporti e ci torniamo spesso. Adesso Margherita studia ancora batteria, ma privatamente, con Charlie Bonazza».

Come nasce l’idea di formare una band?

«Nelle nostre famiglie nessuno suonava, tranne il papà di Gloria, ma tutti siamo sempre stati appassionati di musica. Molto casualmente, studiando prima chitarra classica e poi elettrica e con i progetti della musica d’insieme della scuola abbiamo cominciato a suonare in una band ai saggi, inizialmente cover, e la cosa ci è piaciuta».

Il vostro futuro è nella musica?

«È quello che speriamo. Vogliamo continuare, crescere, fare esperienza, scrivere canzoni nostre. Abbiamo già registrato altri brani, abbiamo tanto nuovo materiale. In generale ci piacerebbe lavorare nel mondo della musica».

Inizialmente la musica richiede un certo investimento, in tutti i sensi.

«Abbiamo sempre avuto il supporto emotivo della nostra famiglia, all’inizio anche economico, adesso cerchiamo di farcela con qualche live, in modo da poter poi investire nelle registrazioni».

Di che cosa parla il nuovo singolo “High Waters”?

«Nasce da una sensazione dolceamara, molto comune nel periodo di crescita, dell’adolescenza, quando si chiude un capitolo della vita importante, che ci ha resi felici, a volte anche esageratamente euforici, la scia di queste forti emozioni entra in contatto con la tristezza e consapevolezza della conclusione di queste esperienze».

C’è anche rabbia?

«Cerchiamo di incanalarla nell’energia del live. C’è forse la delusione di alcuni momenti adolescenziali, per noi nasce proprio dall’aver concluso quel periodo che è stato positivo».

Tre componenti femminili nel gruppo: vi sentite un esempio per le ragazze?

«Siamo orgogliosamente membri femminili del gruppo, ci piacerebbe essere da stimolo per le altre giovani che iniziano a suonare, invitandole a non mollare anche se ci sono degli ostacoli. È comunque un ambiente prevalentemente maschile, noi per fortuna troviamo il rispetto, soprattutto all’interno della band».

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