A Udine la mostra di Fabrizio Mason: percorsi al buio e nella luce

L’esposizione, dal titolo Vite passate, alla galleria La Loggia. Le opere, frutto di ricercate scelte costruttive e prospettiche, colpiscono per l’intensità del cromatismo

Gabriella Sartor Zanzotto
Un’opera di Fabrizio Mason
Un’opera di Fabrizio Mason

Interessante mostra alla galleria La Loggia di Udine dell’artista Fabrizio Mason già a partire dal titolo, Vite passate. In essa lo spettatore è “invitato”a cercare nel soggetto, nelle scelte stilistiche e in quelle cromatiche, le esperienze che urgevano nella sua mente ed il suo modo di percepire e di accogliere il mondo.

A un primo sguardo, nelle espressioni artistiche emergono almeno due vite: quella di chi, all’inizio, ha rifiutato la speranza e si è incamminato in un percorso circolare, senza fine, senza uno spiraglio di uscita e che poi ha trovato la luce, tonda, chiara e portatrice di sogni, come una moderna luna.

A un secondo sguardo, deciso a “comprendere” la carica vitale e le creazioni pittoriche, si può cogliere un altro modo di misurarsi con la realtà, con il mondo e di affrontarlo. Come? Cercandoci la costruzione geometrica, la ricchezza di rette, di spigoli e di ambienti in cui incamminarsi. Da solo, al momento. Mi sono sentita in presenza di opere d’arte, frutto di un lavoro incessante di ricerca di una propria strada. Si percepisce che la strada è stata trovata: ce lo dicono le costruzioni prospettiche ed il colore ricco, denso, stratificato, vissuto, come le esperienze della vita.

Tutte le opere meritano uno sguardo profondo e lento con il quale la “lettura” delle opere di Fabrizio Mason offre al visitatore altre emozioni ed anche nuove riflessioni. Un esempio può essere trovato nell’opera, che io ho intitolato “Il labirinto” , nella quale la figura posta sulla destra in basso può offrire una duplice interpretazione: la prima suggerisce che quel personaggio piccolo piccolo, di fronte alle dimensioni e alla complessità del labirinto, nel quale si sente costretto ad entrare, provi paura e sgomento, poiché deve affrontare un percorso pieno di incognite, da cui è obbligato a scelte difficili e magari letali.

La seconda possibile interpretazione permette di supporre che quella piccola e indifesa figura umana ne sia uscita e che si soffermi ad osservare con gli occhi e con il cuore le incognite ed i pericoli delle esperienze di vita trascorsa, da cui si è salvato, rinascendo di nuovo. Vi si può condividere il sentimento di incredulità, nel constatare la forza posseduta, tenace, che glielo ha permesso. Come un moderno Ulisse, guarda verso il luogo fonte di pericoli, da cui è stato capace di uscire.

Di grande impatto emotivo anche le opere di grandi dimensioni, in cui domina il colore, il verde, il rosso, il blu, il nero, mai il colore è omocromo, naturalmente, ma, sempre intessuto, intriso di altre scelte cromatiche in cui l’artista esprime le esperienze di vita dove è difficile enucleare la caratteristica dominante. Le opere affascinano per le scelte costruttive e prospettiche, per l’intensità del cromatismo, con le vaste superfici in cui il colore è denso e sfumato, allo stesso tempo. 

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