Un’Italia di provincia ammirata da Magris

UDINE. In una storica osteria di Udine, Al Canarino (così chiamata nel 1883 dal primo proprietario, Pietro Pizzini, che era appunto un esperto di canarini), va in scena un singolare incontro, in controtendenza rispetto a come funziona il mondo della cultura di casa nostra.
Nessun annuncio sensazionale, nessun evento in vista, ma una sincera mobilitazione di persone e istituzioni al fianco di chi, da oltre 25 anni, ci insegna una cosa che dovrebbe valere in genere per ogni settore: la gratuità e l'importanza di un servizio pubblico a favore di una comunità.
Non sono frasette o sentimenti da libro Cuore, ma realtà autentica, verificabile giorno dopo giorno.
È questo, accanto all'intelligenza dei percorsi scelti, sempre lontani da quelli più banali e affollati, il filo logico che accompagna fin dalle origini, nel 1989, le iniziative che hanno fatto di Montereale Valcellina una delle piccole grandi capitali culturali in regione.
Attorno al dono ricevuto grazie alle ricerche svolte da Carlo Ginzburg, il primo a rivelarci chi fosse Domenico Scandella, detto Menocchio (il mugnaio eretico bruciato nel 1599, ultimo condannato a morte dall'Inquisizione di Aquileia), il circolo che ne ha preso il nome ha saputo costruire un modo speciale di agire, valorizzando storie e personaggi scoperti nei paesi più minuscoli e invisibili.
Assieme alle anime di questa idea, Aldo Colonnello e Rosanna Paroni Bertoja, hanno collaborato negli anni circa 500 “colibrì”, come li chiamano loro, tra studiosi affermati, giovani ricercatori, appassionati, manovali specializzati e generici, friulani e no, italiani e no.
«Chi vale una goccia - dice Aldo -, chi un secchio, chi una cisterna piena d'acqua. Ogni goccia, pur diversa da tutte le altre, vale come ognuna delle altre». Tutto questo si chiama volontariato o, ancora meglio, lavoro gratuito.
Il fenomeno è cresciuto allargando i progetti con esiti originali e inediti, come nel caso del Museo archeologico a misura di bambino o dell'Università della prima età con una facoltà unica, quella del “Libero perché”.
E stando alla larga dal virus del cosiddetto “eventismo” (quello che condiziona buona parte del movimento culturale) il Menocchio ha individuato in anticipo ciò che gli altri hanno trovato e consacrato molto più tardi. Ecco due esempi, risalenti al maggio e agosto 1994, quando il circolo inaugurò una collanina (ina ina davvero...) con due librettini che in poche pagine contenevano una forza esplosiva.
Il primo si intitolava Il soffio del gallo forcello e l'autore era Mauro Corona, fino ad allora noto come stravagante alpinista e scultore ligneo di qualità. Il secondo era il testo teatrale L'Assoluzione e annunciava l'esistenza eretica e vertiginosa di Federico Tavan.
In un solo colpo, inventando una collana che poi si chiamerà proprio Il gallo forcello, Colonnello ci rivelò lo scrittore di Erto e il poeta di Andreis, i fenomenali amici-nemici che vivevano agli estremi della misteriosa Valcellina.
E poi vennero Ida Vallerugo, Elio Bartolini, Novella Cantarutti, Leonardo Zanier, Pierluigi Cappello, Umberto Valentinis, Peter Handke, Danilo De Marco e molti altri, tutti eretici a modo loro, perché l'arte lo deve essere per definizione, come spiegava ieri Aldo.
Il Menocchio da un paio d'anni vive un momento complesso, ma non perché è privo di idee. Anzi, ne ha tantissime. La pubblicazione nel 2013 dei tre volumi su Inquisizione ed eresia in Italia è stata un'impresa.
Ci sono difficoltà economiche da superare, originate anche dalle novità in tema di contributi, ma l'incontro udinese ha sollevato il morale, e non di poco.
Il Tagliamento non è una barriera e la partecipazione sembra sincera e ampia attorno al programma “Eresie” che arriverà fino a Trieste, al caffè San Marco, in casa di Claudio Magris, la cui famiglia è originaria di Montereale e che descrisse così questo spicchio di mondo: «Esiste un’Italia di provincia, aliena da livori di campanile e piena di vita e d'intelligenza spesso più dei cosiddetti grandi centri, che si credono cinema di prima visione e sono talora vecchi teatri di posa in fase di smobilitazione».
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